Albano, arrivano le analisi Arpa sulla discarica. E sono dolori

Sono arrivate le prime analisi condotte da Arpa Lazio sui rifiuti conferiti nella discarica di Albano laziale. E alcuni risultati non sono stati affatto incoraggianti. Relativamente alla qualità della spazzatura trasportata da Roma alla cittadina Castellana nei camion dell’Ama. Una scelta diretta conseguenza dell’ordinanza emergenziale della sindaca Raggi. Che  per levare l’immondizia dalle strade ha deciso di autorizzare la riapertura del vecchio impianto di Roncigliano. Chiuso per un incendio dal 2016, ma ancora autorizzato fino al 2023 dalla Regione. Così i cittadini, spalleggiati dal sindaco Borelli, si sono inferociti, e hanno protestato con striscioni e picchetti stradali. Ma a fronte della mancata sospensiva del TAR, il via vai di rifiuti dalla Capitale ad Albano è continuato.

Ultima mossa allora, quella di chiedere ad Arpa Lazio un’analisi dettagliata su quanto conferito. Per vedere se tutti i codici sono a posto. E se davvero non c’è nulla di pericoloso, o capace di inquinare le vicine falde acquifere. E adesso sono disponibili i primi risultati. Che sembrano dare ragione ai cittadini. E confermare i loro timori.

Albano, i cittadini inferociti contro la spazzatura di Roma chiedono aiuto all’Arpa

I controlli Arpa ad Albano dicono che le cose non vanno bene

L’agenzia regionale il primo settembre ha reso noto quali sono i valori riscontrati su due campionamenti. Il primo è stato effettuato il 3 agosto, il giorno dopo l’ordinanza di riapertura. Ed ha riguardato i rifiuti arrivati dal TMB della SAF di Frosinone. Una seconda porzione di immondizia è stata prelevata il 16 agosto dai rifiuti provenienti dal TMB dell’Ama, quindi di Rocca Cencia. Il risultato è che, per quanto riguarda gli scarti arrivati dalla SAF, l’Arpa ha evidenziato “la non conformità, in violazione dei limiti previsti, per la concentrazione di Zinco, rinvenuto in concentrazione di 9,6 mg/l, rispetto ad un valore limite previsto di 5 mg/l”. Ma non basta.

L’azienda regionale per la protezione ambientale ha effettuato una “misurazione dell’Indice Respirometrico Dinamico Potenziale (IRDP)” con l’obiettivo di verificare che il TMB avesse trattato adeguatamente il rifiuto di origine. Cosa che prevede, in sostanza, una corretta separazione meccanica della frazione secca da quella umida. L’IRDP è “il parametro che misura la stabilità biologica di una matrice, ovvero il grado di decomposizione della sostanza organica a più alta degradabilità” e quindi le analisi si sono concentrate anche sulla sua misurazione.

Valori anche quattro volte superiori

Un valore dell’IRDP prossimo a 1.000 indica che è stata effettuata una attività volta alla separazione della componente organica del rifiuto. Ma da Frosinone il parametro IRDP registrato è stato di 4.400 mgO2/KgSVh. Quattro volte superiore a quello che, mediamente, viene ritenuto adeguato. E questo denota “una putrescibilità e biodegradabilità residua del rifiuto campionato”. Significa che il rifiuto non è stato ben stabilizzato e quindi produce il temuto percolato. E può emanare cattivi odori.

Una performance migliore, comunque non del tutto rassicurante, è stata registrata sul campione proveniente dal TMB di Rocca Cencia. L’indice IRDP in questo caso è stato di 1700 mgO2/KgSVh. E pertanto, ha scritto Arpa nella sua relazione, “risulta essere prossimo al valore di 1.000”. Però nel 70% dei rifiuti di Rocca Cencia campionati, i parametri superavano questo indice previsti dalla legge. Ed anche per questo l’agenzia regionale di protezione ambientale ha deciso che “effettuerà ulteriori campionamenti del rifiuto in questione”.

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