Ama, sciopero il 26 Aprile. E Roma è sempre più sporca

Lo sciopero indetto da CGIL, CISL e FIDAL in Ama è stato fissato per il prossimo 26 aprile. All’inizio di una settimana di passione, appena dopo la festa domenicale del 25 e in prossimità del primo maggio. Gli operatori dell’azienda dei rifiuti capitolina di via Calderon de la Barca incroceranno le braccia per tutto il giorno, per chiedere la piena osservanza del contratto nazionale. In termini di retribuzione principale e accessoria, organizzazione del servizio, coordinamento del lavoro tra i gruppi e le sedi e forniture ulteriori di vestiario tecnico e protezioni individuali.

Temperatura rovente quindi in azienda, nonostante i tre bilanci approvati per un soffio l’altra settimana dall’Assemblea capitolina. Con appena 20 voti, in seconda convocazione. Una boccata d’ossigeno, che dovrebbe sbloccare i 256 milioni messi sul piatto dal Campidoglio per il rilancio di Ama. Ma dopo tanto tempo, i sindacati adesso vogliono vedere risultati. E risposte immediate, anche perché il futuro continua a rimanere incerto. Infatti le circa 700 tonnellate di spazzatura al giorno prodotte dai romani, non trovano sbocchi. Con i cassonetti pieni. E gli impianti pubblici sequestrati, come Rocca Cencia. O bruciati, come il Nuovo salario. Così parte dei rifiuti tornano al termovalorizzatore di Malagrotta, mentre altri aspettano di andare fuori Regione. Con costi altissimi, che pagano gli incolpevoli cittadini nelle loro bollette.

Ama paga un superbonus. Per raccogliere l’immondizia a Pasqua e Pasquetta

Lo sciopero per chiedere più garanzie. Ma l’emergenza in città continua

Lo sciopero del prossimo 26 aprile è stato proclamato per chiedere maggiori garanzie per i lavoratori dell’Ama. E chiarezza su strategie e futuro piano industriale. Ma intanto sulla raccolta e lo smaltimento dell’immondizia a Roma si continua a navigare a vista. E soprattutto a caro prezzo, visto che serve ancora l’aiuto del privato. Mentre circa l80% della spazzatura prodotta viene portato fuori Regione. Infatti, l’azienda capitolina indirizza in altri impianti fuori del Lazio circa 335 tonnellate di rifiuti. Mentre i due TMB di Malagrotta della Egiovi sono ancora in funzione, nonostante formalmente non siano più riconducibili all’avvocato Cerroni. Ma ad un commissario straordinario nominato dal Tribunale. Infine, quello che Ama  non si riesce a smaltire viene temporaneamente stoccato nel piazzale dello stabilimento di Rocca Cencia. E poi fatto partire appena c’è la disponibilità.

Insomma, l’equilibrio raggiunto è veramente appeso a un filo, e la Regione è in pressing sul Campidoglio. Perché dopo la chiusura di Roccasecca Zingaretti vorrebbe dalla Raggi l’indicazione di un sito. Dove realizzare la futura discarica della Capitale, atteso che l’ipotesi di Monte Carnevale sembra tramontata. Tra ricorsi dei cittadini e arresti eccellenti. Ma in prossimità del voto, difficilmente la prima cittadina verrà allo scoperto. Così la telenovela dei rifiuti, i cassonetti strapieni e le strade sporche sono destinati a rimanere tali ancora per qualche mese. Almeno fino al voto amministrativo, previsto per il prossimo ottobre. E con il caldo e l’estate che si avvicinano, questa non è certamente una buona notizia.

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