Covid, ci risiamo. Nel Lazio terapie intensive al collasso

È di nuovo allarme a Roma e nel Lazio per la terza ondata della pandemia da covid 19. Temuta soprattutto per l’aumentata contagiosità delle varianti, a cominciare da quella inglese. Che secondo quanto riportano medici e scienziati, starebbe diventando prevalente anche in Italia. Certo, rispetto a un anno fa l’organizzazione è molto migliorata. E adesso le strutture sanitarie riescono ad accogliere e curare tutti. Anche perché un gran numero di asintomatici o di pazienti con sintomi lievi vengono direttamente curati a casa. Con il monitoraggio delle Asl, e il supporto dei medici di base. In più, con circa 3 milioni di contagiati (che dovrebbero essere immuni) e i vaccini che anche se lentamente avanzano, la platea dei soggetti esposti si assottiglia. Ma nonostante questo, l’allarme resta alto. Perché a fronte di una disponibilità ancora ampia di posti in ospedale, le terapie intensive sono di nuovo al limite. Anche nel Lazio, dove in media si libera un posto al giorno negli ospedali che offrono questo servizio. A fronte di una domanda che rimane superiore. Così si sono riviste le file di ambulanze davanti ai pronto soccorsi, per ora limitate a un paio d’ore di attesa. Ma l’attenzione resta altissima così come la raccomandazione a non abbassare la guardia. E a comportarsi sempre con la massima prudenza.

Le camere di isolamento per i pazienti covid? Sono le ambulanze ferme davanti ai Pronto Soccorso

Il problema sono i casi di covid più gravi

I letti di ospedale riservati ai pazienti covid con sintomi lievi o comunque non bisognosi di ricorrere alla ventilazione assistita sono occupati nel Lazio per circa il 35%. Un dato rassicurante, che viene reso noto dalla stessa struttura regionale. Ma le cose vanno molto peggio se si passa alle terapie intensive. Dove a causa della terza ondata e delle varianti, i letti sono praticamente finiti. 370 dei 450 posti previsti nella rete ospedaliera regionale infatti sono già occupati. Il primo aumento è stato registrato la scorsa settimana, tra domenica e lunedì. Quando le ambulanze sono rimaste bloccate nei piazzali dal Sant’Eugenio, al Sant’Andrea, all’ospedale dei Castelli, al policlinico Tor Vergata e al San Giovanni. Un blocco solo di un paio d’ore ma che aveva fatto scattare comunque diversi campanelli d’allarme. «Nell’ultima settimana, la media è stata di un letto libero di terapia intensiva al giorno a ospedale» spiega Giulio Maria Ricciuto, presidente Simeu Lazio e direttore del DEA della Asl Roma 3.

L’altro ieri per esempio al San Camillo Forlanini, sui 10 posti a disposizione della terapia intensiva Covid, solo uno era ancora libero. All’Aurelia Hospital invece, erano già occupati i 16 previsti. Ancora: al San Giovanni Addolorata nel reparto Covid di pneumologia sulle 22 postazioni, 21 erano occupate dai pazienti. Con le procedure per i ricoveri che stanno rallentando. Dalla registrazione al pronto soccorso a un posto in reparto, l’attesa arriva fino a 24 ore. Così le sale per le emergenze si stanno “trasformando” di nuovo in camere d’ospedale. Come già era accaduto nella seconda ondata della pandemia: «La differenza oggi – spiega il dottor Ricciuto- è che siamo più preparati e che per i ricoveri ordinari abbiamo più margini”. Certo, ma la preoccupazione cresce. E il livello di guardia purtroppo sembra avvicinarsi ogni giorno di più.

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/roma_ospedali_pieni_terapie_intensive_attesa_oggi_28_marzo_2021-5861940.html