Il massacro silenzioso degli anziani nelle case di riposo (video)

anziani case di riposo

L’ecatombe è stata nelle residenze per anziani. Il coronavirus infatti si è diffuso silenziosamente ma violentemente nelle case di riposo. Secondo l’Osservatorio dell’Istituto superiore di Sanità tra febbraio e aprile nelle residenze per anziani italiane sono morte circa 6.700 persone. E’ stato lì purtroppo che il subdolo virus ha trovato terreno fertile per una serie di ragioni. Anche tra gli operatori ci sono stati contagi e vittime. In un servizio su alcune rsa della zona di Acilia e Infernetto, sul litorale romano, l’emittente Canale 10 ha fatto il punto della situazione in un video che riproponiamo.

Case per anziani colpite duramente

Nel municipio X c’è stato infatti un focolaio in una casa per anziani ad Acilia, dove il virus è entrato. Ma sempre nello stesso territorio, dice Canale 10, ci sono stati casi virtuosi, dove il coronavirus non è riuscito a entrare, come nella residenza dell’Infernetto. Qui non sono stati contagiati infatti né ospiti né operatori sanitari. Ma la situazione resta pesante, soprattutto dal punto di vista emotivo. Infatti, per una ordinanza del Campidoglio, le visite di persona agli ospiti delle residenze, anche dei familiari stretti, sono state sospese almeno sino al 30 giugno. Sono in programma tavoli virtuali tra istituzioni e strutture per decidere le modlaità migliori per superare questo momento.

All’Infernetto la residenza rimasta immune

Canale 10 ha intervistato lo psicologo di Nuova Villa Marcella dell’Infernetto per farsi raccontare come hanno affrontato l’emergenza. “L’eperienza – dice – è stata piuttosto forte, Tanto è che dal 4 marzo, quando abbiamo visto la gravità della situazione, abbiamo deciso di chiudere la struttura. E’ chiaro che l’impatto emoptivo sia sugli ospiti sia sui familiari è stato importante. Abbiamo concesso le visite tramite una verata che separasse gli ospiti dai visitatori, che si potevano video-chiamare attraverso dei tablet. Ovviamente – continua lo psicologo – abbiamo dovuto gestire la paura, dei parenti, degli ospiti e dei dipendenti. Abbiamo acquistato subito tutti i dispositivi di cirezza necessari. Quello che anche ci ha aiutato è stato il confronto costante con le strutture del territorio”.