La Raggi diventerà sottosegretaria dopo essere stata un sottosindaco…

Sottosegretaria

Che tristezza: Virginia Raggi deve fare la sottosegretaria per convincerla a non candidarsi. La notizia, pubblicata ieri mattina su Repubblica, dà spazio alla seconda notizia che è di oggi. Perché Virginia Raggi non ha smentito che ci sia una trattativa in piedi. Ed è qualcosa che mai avremmo pensato di poter immaginare nella triste parabola dei grillini capitolini di lotta e di poltrone.

In sostanza, Virginia Raggi, con questa brutta storia della sottosegretaria da rimpasto, dimostra di non  accettare la fine della sua corsa e il rispetto delle regole del suo Movimento politico. Deve continuare ad occupare seggiole.

Due mandati e poi sottosegretaria

Eppure, quando si è iscritta a M5s e si è candidata al Consiglio comunale, i due mandati li aveva accettati come fondamento dei Cinquestelle. È vero che adesso si briga per abolirli, ma la cosa peggiore è passare da una creativa ipotesi di mandato zero – per i sindaci non conterebbe il primo da consigliere comunale – allo scambio di poltrone. Una squallida storia di ordinaria partitocrazia che contamina anche la rivoluzione che fu.

Ora si implora una seggiola da sottosegretario per far sì che la Raggi si tolga di mezzo per favorire l’accordo tra Pd e M5s per la corsa al Campidoglio 2021. Come si dice? Chi non è buono per il re non è buono manco per la regina. Ma Virginia ha bisogno di fare entrambe le cose.

Eppure, la sua esperienza di guida della città è stata devastante proprio per il suo movimento. Se non si ha il coraggio di ricandidarla, non si capisce perché destinarla al governo del paese come sottosegretaria. Ma con che faccia?

Municipi grillini crollati a grappoli

Con la Raggi cinque municipi a guida Cinquestelle si sono liquefatti, crollati, sciolti. Sfiduciati dal l’opposizione, sfiduciati tra di loro, e ora addirittura una presidente, quella del settimo municipio, la Lozzi, si dimette dal partito, resta in carica e si ricandida con il nuovo partito di Paragone.

Si può ben dire che la Raggi termina la sua avventura davvero nel segno della politica politicante. Eppure, ci riprova tentando di accasarsi dalla parti di Giuseppe Conte. Quel Pd che non la vuole in Campidoglio, è disponibile a sostenerla come sottosegretaria. Siamo al disprezzo totale della politica, del consenso popolare: ormai si ragiona sempre più solo per spartizione tra partiti. E i Cinquestelle ne sono protagonisti.

C’è chi avrà l’amabilità di sostenere che la Raggi è  una sottosindaca. Il segretario regionale del Pd Astorre ieri l’ha definita addirittura la peggiore nella storia di Roma. E in fondo c’è coerenza se fa la sottosegretaria. Sottosindaca, sottogoverno. Penoso lo spettacolo.