Le camere di isolamento per i pazienti covid? Sono le ambulanze ferme davanti ai Pronto Soccorso

Le camere di isolamento per i pazienti malati di covid rischiano di diventare le centinaia di ambulanze ferme davanti ai pronto soccorso degli ospedali di Roma e del Lazio. File interminabili, con attese anche superiori alle 24 ore. Per scendere in barella dal veicolo, e trovare una sistemazione di fortuna. Purtroppo la situazione di sovraffollamento dei nosocomi sembra diventare ogni giorno più grave. Perché mancano gli spazi, e il personale è allo stremo. Ma anche per le procedure specifiche previste per i pazienti sospettati di avere il covid. Che nel dubbio, non possono essere ricoverati in promiscuità con tutti gli altri. In periodi normali, facciamo anche tredici interventi di soccorso al giorno, ha dichiarato a Roma Today un infermiere del 118 di servizio in ambulanza. Ma adesso rischiamo di fermarci ad uno. Così molte persone rimangono senza assistenza, nella impossibilità di essere soccorse e curate tempestivamente. E ovviamente non si parla solo di covid, ma di molte altre patologie. Senza considerare gli incidenti sul lavoro e quelli stradali. Insomma, la situazione sta veramente sfuggendo di mano. E non si riesce a capire perché non si sia fatto qualcosa prima. Come ad esempio rafforzare gli organici e moltiplicare i posti letto. Eppure in estate tutti ci avvertivano che l’autunno sarebbe stato terribile. Ma alle parole a quanto pare, non sono seguiti i fatti. Almeno non in misura tale da arginare l’emergenza della seconda ondata del contagio.

Dal Pertini a Tor Vergata, attese infinite nelle ambulanze prima del ricovero. E mancano anche le barelle

Le situazioni di maggior disagio per i tempi di attesa e per la permanenza nelle ambulanze nella speranza che si liberi un posto al pronto soccorso sembrano concentrarsi a Roma Est. Dal Pertini a Tor Vergata infatti siamo all’allarme rosso. Perché qui la densità abitativa è maggiore, e di conseguenza lo sono anche le richieste di intervento. Le chiamate al 118, con gli operatori che devono fare i salti mortali. Perché adesso mancherebbero anche le barelle. Una situazione di forte stress per medici, infermieri e pazienti denuncia Alessandro Saulini. Segretario Nursind Ares 118. Serve un intervento immediato sull’incremento dei mezzi di soccorso e sul personale, ha dichiarato Saulini a Roma Today. E continuiamo a pagare scelte non fatte per tempo. Come quella di coinvolgere prima e meglio i medici di base. E di puntare finché possibile sull’assistenza domiciliare anche da remoto. Per evitare l’eccesso di ospedalizzazioni. Quella gestione dell’emergenza territoriale a bassa intensità che purtroppo non è stata attivata se non in minima parte. Stiamo combattendo questo, più del covid ha concluso il sindacalista. Ed è difficile dargli torto.
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