Negozi, ogni giorno chiudono in 100. Confcommercio, la zona rossa ‘a singhiozzo’ ci ha rovinato

Sarebbero almeno 100 i negozi che ogni giorno nelle ultime due settimane hanno abbassato la saracinesca a Roma e nel Lazio. Con l’intenzione di non riaprire più. Troppe le spese, con mutui e affitti che corrono. Per non parlare delle utenze, e delle scorte da tenere in magazzino. E troppo pochi i guadagni. Ma soprattutto, quello che manca drammaticamente ai commedianti è una minima certezza per il futuro. Con le zone rosse, gialle e arancioni che ormai si inseguono da oltre un anno. E perdite da capogiro. Innanzi tutto per baristi e ristoratori, certo. Ma a seguire anche per tutti gli altri. Così in molti stanno gettando la spugna. E il 50% non riaprirà per i pochi giorni arancioni prima di Pasqua.

Questa la denuncia di Fipe Confcommercio di Roma e Lazio. Che ha puntato il dito anche sugli aiuti stanziati nel decreto Sostegni. Circa 800 milioni per la nostra Regione, troppo pochi per ripartire. Con l’aggravante che il meccanismo di calcolo rimane complicato. E sempre secondo le rappresentanze della categoria, il 40% delle attività di ristorazione rimarrà escluso dal sussidio. Questo perché ha diritto ai soldi solo chi abbia registrato nel 2020 una perdita pari o superiore al 30% del fatturato 2019. E specie in periferia, la maggior parte di bar e pub si attesterebbe tra il 25 e il 27. Una beffa, senza dubbio. O la riprova di una ennesima scelta sbagliata.

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La denuncia di Fipe Confcommercio e di Confesercenti. Con le chiusure dei negozi a singhiozzo falliamo tutti

Delle 200 mila negozi di Roma e del Lazio, ne stanno fallendo 100 al giorno. E le chiusure di Pasqua e Pasquetta rischiano di dare il colpo finale alla categoria. Questa la denuncia del presidente di Fipe Confcommercio Roma Sergio Paolantoni. Che in una intervista al messaggero.it snocciola altri dati. La perdita di fatturato nel 2020 rispetto al 2019 si aggira sui 500 milioni, ha reso noto Paolantoni. Ecco perché la metà degli esercizi rimarrà chiuso anche in questi giorni. E molti ristoratori rinunciano all’asporto. Troppo alti i costi, per guadagni esigui. La soluzione? Consentire le aperture a pranzo, e anche a cena entro le 22. Una proposta che è arrivata al governo anche da Roma capitale. Ma che per ora è caduta nel silenzio.

Sulla stessa linea anche il presidente di Confesercenti di Roma e Lazio Valter Giammaria. Tutti contro le chiusure ‘a soffietto’ degli ultimi mesi. E con un’unica richiesta. Aiutateci davvero, e fate lavorare chi ancora resiste.

Le testimonianze dei commercianti

Tante le testimonianze dell’estremo disagio in cui si trova tutta la categoria del commercio. Tra queste, spicca lo sfogo di Mina Giannandrea, che dopo tantissimi anni ha chiuso il suo negozio di Roma a viale Marconi. Avevo resistito alla prima grave crisi, quella del 2004 – ha dichiarato l’imprenditrice a  ilmessaggero.it. Ed ero riuscita comunque a far quadrare i conti. Ma con questa pandemia, è stato impossibile. A un certo punto ho capito che dovevo arrendermi. Non c’era più nessun margine di guadagno e di continuità. Non riesco a spiegare il senso di frustrazione e di solitudine, ha concluso la negoziante sconsolata. Non c’è stato nessun tipo di aiuto o sostegno del governo. E in questa condizione sono anche tutti i miei colleghi. Quelli che ancora provano a resistere.

Ecco, la situazione in Italia, a Roma e nel Lazio è questa. E le risposte, se il nuovo esecutivo vorrà e saprà darne, non possono più attendere.

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