Niente caffè al banco, danno da 150 milioni. E sul no al coprifuoco si spacca il governo

Niente consumazioni al banco. Almeno fino al primo giugno, quando dovrebbe tornare possibile consumare anche al chiuso. Sempre entro le 18. Per ora però, ristoranti e bar riaprono solo per chi ha spazi esterni. Mentre sarà ovviamente sempre possibile l’asporto. Una scelta, quella del governo, che vede la netta contrarietà della Fiepet Confesercenti. Con il presidente Claudio Pica che fa i calcoli di quanto costerà il divieto di prendere caffè e cornetto al bancone dei bar di Roma. Centocinquanta milioni il danno stimato per la categoria. Senza parlare della ristorazione. Dove chi non ha i tavolini fuori, rimarrà chiuso. Peggio che durante il governo Conte, dove almeno a pranzo in zona gialla si poteva andare a mangiare in trattoria. Una botta che si aggiunge al coprifuoco alle 22, contro il quale si è scagliata l’opposizione di Fratelli d’Italia. Ma anche la Lega, proprio ieri in occasione del 25 aprile, ha lanciato una petizione online. Per chiedere di riaprire subito in sicurezza. Ma senza più divieti. Suscitando le ire del segretario del PD Enrico Letta. Che ha commentato duro, se “La Lega non vuole starci”, può andare “via dal governo”.

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Il no alle consumazioni al banco e ai ristoranti al chiuso fa arrabbiare tutti. E sul coprifuoco si spacca la maggioranza

Tutti arrabbiati per il divieto di prendersi un caffè al banco dei bar. Anche in zona gialla, perchè sarà necessario accomodarsi ai tavolini all’aperto. Da oggi di nuovo utilizzabili. Stesso discorso per i ristoranti, almeno fino al primo giugno. Niente pranzo ne’ cena, se non si dispone di spazi all’aperto. Un danno grave per la categoria, al quale si aggiunge il coprifuoco alle 22. Una misura incomprensibile, sulla quale anche il Cts si è smarcato. Con una presa di posizione chiara, noi su questo non siamo stati mai consultati. E allora Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni hanno picchiato duro. Tanto che anche nella maggioranza di governo si sono aperte delle crepe. Prima con Forza Italia, per bocca del ministro Gelmini. Che aveva sostenuto come l’orario delle 22 fosse il limite per restare al ristorante. Ma non per rientrare a casa. Subito smentita dal Viminale però. Che ha inviato a non esternare interpretazioni personali del decreto. E adesso con Salvini, che ha lanciato contro chiusure e coprifuoco una petizione online. Bene così, anche se è evidente che al governo le sensibilità sul punto (e non solo) sono molto diverse. Adesso vedremo se la odiatissima  misura verrà tolta. O se l’orario verrà allungato alle 23 dal 15 maggio, come si vocifera. Intanto, la categoria della ristorazione è in ginocchio. E tra proteste e promesse, non ne può davvero più di aspettare.

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