Pesci morti nel Tevere, si aspetta l’analisi delle acque ma il sospetto cade sui pesticidi

Si sta aspettando l’analisi delle acque del Tevere, in corso presso i laboratori dell’Arpa Lazio. Per cercare di capire qualche cosa in più sulla moria dei pesci in diverse zone del fiume. Particolarmente nella zona nord, da Castel Giubileo a Ponte della Musica. Anche se carcasse di animali sono state ritrovate anche fino a Ponte Marconi. Non è la prima volta che accade un fenomeno simile, perché nel 2020 ci sono stati almeno altri due casi analoghi. E l’attenzione degli ambientalisti, WWF in testa, si appunta sull’uso dei pesticidi in agricoltura. Molto diffuso, specie nelle piantagioni di mais a nord della Capitale. Sostanze potenzialmente molto nocive, che potrebbero aver causato la strage dei pesci anche quest’anno volta. Vedremo, intanto restano le brutte immagini e un senso diffuso di impotenza e di degrado. Perché Roma e il suo fiume, insieme alle specie animali che lo popolano, meriterebbero molto di più. E il problema dello Stato del Tevere rischia di diventare anche un’emergenza di igiene e salute pubblica. Sulla quale sindaco, autorità di bacino e le Asl competenti hanno l’obbligo e il dovere di intervenire.

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Il campionamento di Arpa e Asl sul Tevere

In relazione all’ultimo episodio l’Arpa Lazio ha fatto sapere di aver effettuato, il 26 agosto, un sopralluogo su un’imbarcazione della Polizia di Stato nel tratto settentrionale del Tevere (dalla diga di Castel Giubileo fino al Ponte della Musica) “assieme a personale della Polizia di Roma Capitale e della ASL RM1”. L’ispezione ha permesso di individuare pesci morti a partire da Ponte Milvio fino a Ponte Marconi.

“Sono stati presi campioni di acqua – ha dichiarato Arpa Lazio – successivamente inviati ai nostri laboratori per le attività analitiche, e campioni delle carcasse presi in carico dalla ASL per le verifiche di competenza. I risultati delle analisi ARPA saranno resi disponibile appena possibile”.

I pesticidi usati in campagna e la battaglia contro i veleni

In attesa di sapere quali siano le cause della morte di tanti pesci, c’è chi ha avanzato già delle ipotesi. Il WWF di Roma e Provincia, con il suo presidente Raniero Maggini, ha dichiarato che “la moria di pesci lungo il Tevere é certamente favorita dalle tante sostanze chimiche utilizzate nelle nostre campagne. Che  con i temporali, vengono portate a valle nei nostri fiumi”. Nel 2020 le analisi condotte proprio dall’Arpa Lazio evidenziarono la presenza di nicotinoidi, Pesticidi molto impiegati nelle colture di mais a nord della Capitale. Ed al riguardo, proprio “per arginare l’uso delle sostanze chimiche in agricoltura – e prevenire fenomeni come quello registrato l’altro ieri- è in atto una imponente raccolta firme lanciata dai cittadini europei” ha fatto sapere il WWF. Molto attivo e presente su questa battaglia.

La portata ridotta del fiume

D’altra parte, l’impatto di questi “veleni” in alcuni momenti dell’anno diventa più drammatico. In particolare “quando la portata del fiume è ridotta a causa della siccità estiva, nell’acqua finiscono sostanze nocive per la salute dei pesci, soprattutto per quelli più grandi”. Come ha ricordato Claudio Sisto, già presidente del gruppo Sommozzatori della Protezione civile. Adesso però occorre attendere gli esiti delle analisi dell’Arpa e dell’Asl Rm1 per capire come fare, in futuro, per evitare l’ennesima strage di pesci nel Tevere.

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