Peste suina, a Roma è allarme rosso. E scoppia il problema cinghiali

Adesso esiste una “zona infetta provvisoria” all’interno del comune di Roma. E’ quella che è stata individuata dal “gruppo operativo di esperti” che dal 5 maggio sta lavorando per verificare la presenza, dopo il primo caso registrato in un ungulato proveniente dalla riserva dell’Insugherata, di animali affetti da peste suina africana. Era già successo in Emilia Romagna e in Liguria, ora è la volta di Roma e del Lazio. E il numero incredibile di cinghiali in libertà aumenta rischi e preoccupazioni.

Primo caso di peste suina a Roma, è allarme: contenere la diffusione dei cinghiali in città

L’ordinanza firmata da Zingaretti. La peste suina non sarebbe trasmissibile agli umani

A stabilire quale sia questa zona infetta da peste suina e quali siano le conseguenti misure da adottare, ha provveduto la regione Lazio. Tramite  un’apposita ordinanza firmata il 7 maggio dal presidente Nicola Zingaretti. Il provvedimento è finalizzato proprio a determinare “le prime misure di regolamentazione per il contenimento della peste suina africana nel territorio del Lazio”. La malattia, che non è trasmissibile agli essere umani, dopo i casi avuti in Emilia Romagna e Liguria, rischia di diffondersi anche nella nostra regione. E nelle ampie zone verdi dell’agro romano. Per contenere questo rischio, sono state disposte una serie di misure straordinarie.

Il provvedimento regionale per prima cosa ha delimitato la cosiddette “zona infetti provvisoria”, sulla scorta del resoconto fornito dal “gruppo operativo di esperti”. I confini dell’area nel quadrante “Nord- Nord Ovest” vengono fatti coincidere con il Grande Raccordo Anulare ed a “Est – Sud Est” con il Tevere. A sud invece i confini dell’area riguardando Circonvallazione Clodia, via Cipro, via di San Tommaso D’Acquino, via Arturo Labriola, via Simone Simoni, via Pietro De Cristofaro, via Baldo Degli Ubaldi. Ed infine, per quanto riguarda Sud Ovest, il confine è dato da via di Boccea.

Il problema dei cinghiali. Sorveglianza rafforzata e recinzioni attorno ai cassonetti

Nella zona infetta provvisoria è stato dato mandato ai gestori delle aree protette di “implementare una sorveglianza passiva rafforzata”. Che dovrà quindi essere garantita dai guardiaparco di RomaNatura e degli altri enti coinvolti. I servizi veterinari territorialmente competenti, nel caso di rinvenimento di carcasse o di cinghiali moribondi, devono procedere al loro campionamento. Mentre le ASL e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana devono provvedere alla gestione ed allo smaltimento di carcasse.

Niente picnic nelle aree infette

Anche il comune di Roma viene investito di alcuni compiti, che riguardano più che altro l’installazione di una segnaletica con cui ribadire i comportamenti da tenersi. Tra questi anche la raccomandazione disinfezione delle scarpe all’uscita dalle aree agricole e naturali. Mentre nel perimetro dei parchi coinvolti, sarà ora in vigore il divieto di organizzare eventi “inclusi i pic-nic all’aperto nelle aree agricole e naturali”. Il comune deve inoltre provvedere a mettere delle recinzioni intorno ai cassonetti, per evitare che gli ungulati ne vengano attratti. Anche ai cittadini viene assegnato un compito: quello di segnalare al numero verde della protezione civile (803555) attivo h24, la presenza di carcasse o di cinghiali moribondi.

Il numero verde e i comportamenti da tenere

L’ordinanza dispone anche le misure da adottare per quanto riguarda i maiali domestici. La Asl Rm1 è chiamata a censire tutte le aziende ed i privati che ne dispongono, aggiornando la banca dati nazionali. La Asl Rm1 ha il compito inoltre di “programmare la macellazione degli animali presenti negli allevamenti suinicoli sia commerciali che famigliari”.

Fuori dalla zona infetta la regione ha istituito una “zona di attenzione”, estesa a tutto il territorio della Asl Rm1 a ovest del fiume Tevere. In questo spazio al Comune, all’ex provincia, agli enti di gestione delle riserve, alle direzioni regionali (agricoltur e ambiente) ed alle forze di polizia territorialmente competente, viene dato mandato di organizzare la “ricerca attiva delle carcasse dei suini selvatici”. Contestualmente gli enti di gestione delle aree naturali protette, dovranno provvedere alla chiusura dei varchi di accesso alla zona infetta dal versante nord.