Rifiuti, stop del Tribunale alla discarica di Albano. E Roma rivive l’incubo dell’immondizia in strada

Stop del Tribunale di Velletri alla discarica di Albano. Quella che era andata a fuoco nel 2016, ed era stata chiusa. Ma poi ritornata sulla cresta dell’onda nel 2021, con una ordinanza della allora sindaca Raggi. Che la individuava per alcuni mesi, in emergenza, come sito di servizio dove trasferire i rifiuti di Roma. Questo perché l’autorizzazione regionale era ancora in corso, e la capacità dell’invaso non era esaurita. Un grande quantitativo di spazzatura, oltre 1000 tonnellate di rifiuti urbani. Con colonne di camion che percorrevano la Collatina, e proteste ripetute da parte del sindaco e della cittadinanza. Per presunti rischi di inquinamento delle falde acquifere, e per la eccessiva vicinanza dello stabilimento ai fabbricati. Ma in ogni caso si è andati avanti, e il nuovo sindaco Gualtieri ha prorogato l’ordinanza emergenziale della sua ex collega per altri sei mesi, fino a luglio.

Adesso però, sono arrivati i giudici. Che hanno momentaneamente sequestrato tutto, e messo i sigilli. Motivo? Le presunte mancate fideiussioni che potessero garantire il recupero del sito post mortem. In parole povere, la garanzia di una bonifica seria ed efficace quando tutto sarà finito. E il rischio adesso è di riverte già dalla settimana prossima i cumuli di immondizia abbandonati per le strade della Capitale.

Senza garanzie la discarica resta chiusa. E dopo l’intervento del Tribunale e Gdf  per il Campidoglio è corsa contro il tempo

Tornando alle ragioni del sequestro, i giudici ipotizzano l’assenza delle garanzie finanziarie. Poste a presidio di salvaguardia ambientale del sito durante tutto il periodo successivo alla sua fase di operatività. Durante la quale una parte del compenso corrisposto al gestore per il conferimento dei rifiuti è prevista, appunto, per assicurare tale adempimento “postumo”. Senza quelle garanzie, in caso di cessazione sopravvenuta a qualsiasi titolo dell’impresa che gestisce la discarica, ben possibile nell’arco di 30 anni, i costi ambientali di manutenzione post mortem dovrebbero inevitabilmente ricadere su soggetti pubblici a livello territoriale. Nonostante l’avvenuto incameramento preventivo delle necessarie risorse economiche ad opera del privato. Fin qui la vicenda giudiziaria, mentre il Campidoglio per bocca della assessora all’ambiente Sabrina Alfonsi assicura che si sta correndo ai ripari. Anche perché tra poco arriverà il caldo. E torna l’incubo dell’immondizia per strada.

”Il provvedimento disposto dal Tribunale di Velletri sulla discarica di Albano non mette in discussione nè l’ordinanza del sindaco Gualtieri, nè fa riferimento a problematiche ambientali del sito – ha chiarito la Alfonsi. Ma la presunta mancanza di una tipologia di fideiussione. Siamo già al lavoro per trovare gli sbocchi necessari per questi giorni e per non disperdere il lavoro fatto in questi mesi. Ci auguriamo che la vicenda possa essere chiarita già nei prossimi giorni”. E certamente, dopo tanti anni di emergenza se lo augurano anche tutti i romani. Che nonostante tutto, continuano a pagare la Tari più alta d’Italia.