Superbonus, allarme rientrato: Amatrice e i centri terremotati sono salvi

Nel decreto superbonus resteranno la cessione di credito e lo sconto in fattura per i comuni del cratere del sisma 2009 e 2016. Dopo 48 ore di polemiche e la rivolta di sindaci e governatori – anche di centrodestra – l’esecutivo salva la misura per le aree terremotate.

“Il governo nella sua azione di tutela e sostegno delle comunità colpite – dice il Mef per bocca del sottosegretario Lucia Albano – a seguito della giornata di lavoro al ministero dell’Economia e in raccordo con la Presidenza del consiglio”, assicura che non sarà previsto alcun blocco per i crediti “superbonus sisma”.

Allarme rientrato, dunque, con i comuni del cosiddetto cratere – Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche – che prima dell’uscita del Mef non avevano nascosto la rabbia, parlando di un “colpo mortale” alla ricostruzione e di un freno alla ripartenza dei quei territori devastati dai terremoti del 2009 e del 2016.

Lo stesso commissario per la ricostruzione Guido Castelli si era messo già al lavoro su una serie di emendamenti perché senza le modifiche, aveva spiegato il primo cittadino di Amatrice, Giorgio Cortellesi, “saremo costretti a mettere in campo azioni clamorose”. Ad aprire uno spiraglio era stato il vicepremier, Antonio Tajani, che si era detto “convinto” che si sarebbe trovato “un accordo positivo con tutti i partiti della maggioranza” per correggere il testo del provvedimento.

Il nuovo decreto legge varato da Palazzo Chigi aveva infatti creato il caos tra i principali comuni colpiti dal terremoto, che avrebbero potuto godere del superbonus come sconti in fattura, o della cessione del credito, fino al 31 gennaio 2025. Si tratta di 140 amministrazioni che insistono sull’area del ‘cratere’ e dove ci si apprestava a dare il via a nuovi cantieri godendo proprio del bonus statale. La frenata del governo aveva addirittura costretto gli architetti della provincia di Perugia a sospendere la consegna dei progetti “in attesa di una necessaria e ormai fondamentale chiarezza sulle procedure da applicare”.

Il rischio, come sottolinea lo stesso Ordine degli architetti, era che i cittadini fossero costretti a reperire personalmente le somme necessarie o a lasciare i lavori incompleti. Timori anche tra i primi cittadini umbri che si erano comunque detti “fiduciosi per una soluzione positiva”. La stessa presidente regionale, Donatella Tesei, si è esposta in prima persona per “cercare di tutelare la ricostruzione”. “Sono in contatto con il commissario straordinario alla ricostruzione Castelli e, da parte mia – aveva detto -, sto tenendo alcune interlocuzioni dirette con il governo”. Un appello al confronto era arrivato anche dalle principali istituzioni, capitanate dalle Anci delle regioni ‘terremotate’. “La decisione improvvisa del governo, assunta ancora una volta senza confrontarsi con le realtà locali – aveva affermato il coordinatore Gianguido D’Alberto – rischia di avere effetti pesantissimi sulla ricostruzione. Per questo, chiediamo con forza al governo di tornare immediatamente sui propri passi. In caso contrario rischiamo che la ricostruzione si blocchi nuovamente”.

A stemperare le polemiche aveva provato il governatore del Lazio, Francesco Rocca che aveva rivolto un “appello a Meloni per rivalutare le misure”. Stessa cosa da parte del presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio, Fdi, che aveva chiesto di “mantenere gli incentivi per non compromettere la rinascita delle aree”.

Tra le principali ipotesi prese in considerazione dei sindaci e dai governatori c’era quella di ‘stralciare’ le aree del cratere dal provvedimento, consentendo così di poter usufruire ancora del 110% che, in molte città, ha praticamente sostituito il sisma bonus dopo la brusca frenata dovuta alla pandemia. Esattamente quello che è avvenuto con la decisione del Mef.