Trovata in Slovenia una gigantesca foiba con 3.200 cadaveri: erano i patrioti nemici di Tito

La foiba restituisce dopo oltre 70 anni i corpi dellle vittime di Tito. “Negli ultimi anni capita almeno una volta l’anno o anno e mezzo di scoprire cavità carsiche con vittime del regime comunista titino. Il fatto che via via venga fatta luce su questo orrore, su queste pagine di storia del ‘900 cancellate, è molto importante”. Lo afferma all’Adnkronos Carla Cace, esule di terza generazione e presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, sulla scoperta di una nuova foiba, in Slovenia, con oltre 3mila vittime. “Qui in Italia, con le associazioni, da tanti anni ci battiamo per fare emergere la verità perché abbiamo sempre saputo che si conosceva solo una piccola parte delle foibe. A partire dal territorio, oggi croato e sloveno, c’è ancora tanto da fare per individuare, tracciare e arrivare a un numero definitivo di vittime di questo regime – dice Cace .
Nella foiba anche slavi che non si piegarono al regime comunista
Le vittime peraltro non sono tutte italiane: c’erano infatti tante componenti di popolazioni slave che non accettavano le imposizioni del regime di Tito”. “E’ un miracolo che, dopo quasi 80 anni, si recuperino testimonianze storiche fondamentali – prosegue Cace -. Come presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, lo scorso 10 febbraio, sono stata al parlamento europeo. Per fare un appello a tutti i parlamentari europei affinché la vicenda drammatica del confine orientale sia annoverata tra le tragedie dei regimi del ‘900. Altrimenti – prosegue – resta un rimpallo politico-ideologico che non tiene conto della verità storica dei fatti”. “E’ drammatico trovare nuove fosse comuni, ma siamo lieti che, laddove esistono, le individuino per dare giustizia alle tante vittime finite nell’oblio e nelle viscere della terra”, conclude.

La campagna di annientamento andò avanti dopo la fine della guerra
I 3.200 cadavero trovati nel sud del Paese appartengono in gran parte a collaborazionisti dell’Asse, i cui massacri andarono avanti ben oltre la fine della guerra. Le stime vanno da 30.000 a 55.000 vittime solo nel periodo tra la primavera e l’autunno del 1945. Gli scheletri presentano colpi al petto o alla testa, in una vera e propria campagna di annientamento dei nemici voluta dal regime comunista di Tito.