Vendite ATER, ora il sindacato chiede il rinvio

Il sindacato degli inquilini Sunia starebbe per chiedere i rinvio. Rispetto ale vendita di circa 7400 alloggi ATER di edilizia economico popolare che l’Istituto vuole mettere sul mercato. Si tratta di appartamenti per i quali le procedure di valutazione erano state già completate nel recente passato, e dal cui ricavato si aspettano soldi freschi da riversare nel calderone dell’emergenza alloggiativa. Così le prime lettere sono partite a febbraio, con termini molto stringenti per gli inquilini. Per dire se intendessero o meno aderire all’offerta, ed acquistare la propria casa. Il prezzo spuntato secondo quanto è dato sapere, sarebbe pari al valore di mercato con una riduzione fino a 30%. E il diritto di prelazione spetterebbe oltre ai legittimi assegnatari, anche ai figli (non importa se conviventi o meno) e ai parenti entro il terzo grado. Purchè gli stessi si trovino nelle condizioni specifiche che danno diritto ala casa popolare. Nel caso di persone anziane che non possano acquistare invece, le procedure di vendita obbligherebbero a garantire alle stesse l’usufrutto dell’appartamento in nuda proprietà per la durata della loro vita. Tutto a posto dunque? Non proprio. Perchè il Sunia chiede che le buone intenzioni messe nero su bianco nelle lettere diventino parte integrante dei contratti. E soprattutto preoccupa il destino delle tante famiglie che non potranno acquistare. E che rischiano di finire per strada.

L’ATER vende 7500 case. Ma agli Italiani in graduatoria chi ci pensa?

7500 alloggi ATER sul mercato. Ma il Sunia, prima tuteliamo chi non può comprare

Prima bisogna trovare formule concrete per tutelare chi la propria casa non se la può comprare. Questa in sintesi la richiesta del sindacato degli inquilini Sunia. Che ha chiesto all’Istituto di Lungotevere di Nona una pausa di riflessione. Per bloccare l’efficacia di quelle migliaia di lettere già recapitate agli affittuari nel mese di febbraio. Il problema starebbe essenzialmente nelle tante famiglie che un piccolo mutuo non se lo possono comunque permettere. E che in assenza di figli o parenti disposti ad accollarsi l’acquisto, rischiano di finire per strada. In realtà il protocollo stilato tra l’Ater e l’Ufficio per l’emergenza casa di Roma capitale prevede una certa tutela anche per questi ultimi affittuari. Che dovrebbero finire in una ‘rotazione’, cioè avere una casa da qualche altra parte a Roma. Tra quelle libere e non soggette alla vendita. Solo che purtroppo di alloggi così non ce ne sono. E la graduatoria vede ai primi posti altri soggetti, come ad esempio i nomadi in fase di sgombero da Castel Romano. Mentre per le famiglie italiane è notte fonda.

Da qui la richiesta di sospensione delle procedure. Fino ad avere sul contratto la garanzia nero su bianco. Che nessuno verrà mandato per strada. Un’esigenza di giustizia sociale, hanno concluso dal sindacato. Ma anche di sicurezza sanitaria, vista la pandemia in corso. Durante la quale sarebbe pura follia procedere a sfratti e a sgomberi forzosi. Ed ecco che ancora una volta, l’ennesimo piano di dismissioni Ater sembra si sia fermato semplicemente sulla carta.

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