2020 anno nero per ristoranti e bar: ecco le cifre del collasso

stretta ristoranti anno nero (2)

Il 2020 è stato un anno da dimenticare per il commercio. Praticamente ogni settore, a causa della pandemia covid-19, ha perso ingenti quantità di fatturato. Dall’abbigliamento alla pelletteria, dalle gioiellerie alle profumerie. Ma chi veramente ha toccato il fondo quest’anno è il mondo dei pubblici esercizi, quindi ristoranti, bar, locali e discoteche. E il Natale non riuscirà a risollevare le sorti della maggior parte degli esercenti, anzi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la chiusura disposta per tanti esercizi commerciali per la Vigilia di Natale, il 24 dicembre. Il che taglia fuori un’altra buona fetta di fatturato di quanti si sarebbero recati a fare regali last minute e per i ristoratori è la chiusura forzata durante tutte le festività fino alla Befana compresa.

Quest’anno persi centinaia di migliaia di posti

Una misura drastica per evitare le occasioni di contagio fuori dalle mura domestiche. A cui il governo ha tentato di porre un ristoro con lo stanziamento di 645 milioni di euro, disposto nell’ultimo Dpcm. A pagare poi un prezzo altissimo, soprattutto negli ultimi tempi, sono stati anche i centri commerciali, perennemente chiusi nei festivi e nei prefestivi, quindi anche nei week end in tutta Italia. Recenti stime delle maggiori confederazioni del commercio segnalano una situazione disastrosa. La Confesercenti parla di consumi “ai minimi storici” con 110 miliardi di euro in meno rispetto allo scorso anno e di una platea di 150 mila imprese a rischio chiusura, 80 mila nel commercio e 70 mila nel turismo. Inoltre sono a rischio 450.000 posti di lavoro nell’ambito della somministrazione e dei servizi.

Trecentomila attività chiuderanno i battenti

Uno scenario ancora più a tinte fosche, se possibile, viene descritto da Confcommercio nell’attribuire all’effetto Covid una riduzione netta del tessuto produttivo con 300 mila attività che chiuderanno i battenti, in prima linea bar e ristoranti. Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, chiede “moratorie fiscali più ampie e più inclusive fino all’esonero totale, per le imprese più penalizzate, come già deciso nell’ultimo Ristori Quater del governo. Inoltre una più ampia moratoria, oltre giugno 2021, servirà anche sul versante creditizio”. Il settore della ristorazione e della somministrazione è letteralmente al “collasso”. Baristi e ristoratori non sanno più come manifestare il loro dissenso per queste restrizioni. Infatti considerano anche gli ultimi ristori “inadeguati”, in media 3 mila euro ad azienda.

Tutta la filiera alimentare a rischio

Il settore identificato dagli addetti ai lavori come Horeca (Hotellerie, Restaurant, Catering) si sta portando dietro anche la crisi dei consumi alimentari. Soprattutto dei vini e dei cibi di qualità, che sono trainati dagli acquisti dei pubblici esercizi. Tanto è che il governo, ha stanziato risorse con il bonus ristoranti, fortemente voluto dalla ministra Bellanova, pari a 600 milioni di euro per acquisti made in Italy. Un contributo per arginare un crollo dei consumi alimentari di 41 miliardi di euro. Solo in parte compensato dalla spesa alimentare domestica che nei primi 9 mesi del 2020, è aumentata del 7% su base annua.