30 anni a Fabrizio Fabietti. Era il braccio destro di ‘Diabolik’

Il Tribunale di Roma ha condannato in primo grado a trent’anni di reclusione Fabrizio Fabietti. Accogliendo la richiesta del Pubblico ministero, nonostante sia caduta l’aggravante mafiosa. Ma tutte le altre accuse contro l’ex braccio destro di Fabrizio Piscitellli, alias ‘Diabolik’, ucciso nell’agosto del 2019 con un colpo d’arma da fuoco al Parco degli acquedotti, sono rimaste in piedi. Si tratta di un ramo dell’operazione denominata Grande raccordo criminale, che a fine dicembre 2019 aveva condotto agli arresti di ben 51 persone. Tutte attive nello spaccio di droga nella zona di Roma nord. Con forniture che arrivavano anche dell’estero, dalla Spagna e dall’Olanda. Un ‘cartello’ criminale di cui il Fabietti era molto più di un semplice sodale. Perché secondo l’accusa, e il giudizio di primo grado, avrebbe avuto un ruolo centrale nella consorteria criminale.

Per Fabietti il pm Edoardo De Santis aveva chiesto una condanna a 30 anni. Secondo quanto emerso dalla maxi inchiesta della Dda di Roma, la banda di narcotrafficanti operava principalmente nella zona Nord della Capitale per rifornire le piazze di spaccio e nel recupero credito. Nell’organizzazione erano presenti per quest’ultimo aspetto picchiatori, anche ex pugili, tra cui cittadini albanesi.

La storia di Fabrizio Fabietti, broker della droga

Fabrizio Fabietti, come hanno raccontato alcune inchieste è un pezzo grosso del narcotraffico romano. L’amico di Diabolik, secondo il pm De Santis avrebbe ricoperto una posizione di evidente superiorità rispetto agli altri sodali. Nella banda del ‘Grande Raccordo criminale’ che fu smantellata 51 arresti. Secondo le indagini, il gruppo lavorava alla maniera dei broker. Ossia collegando domanda e offerta e muovendosi tra Olanda, Spagna e Italia per recuperare e rivendere droga.

Un broker della droga che nel corso degli anni si era fatto conoscere. Raul Esteban Calderon che secondo le ricostruzioni ha premuto il grilletto e ucciso Fabrizio Piscitelli, e il suo amico Leandro Bennato, avevano in programma di ucciderlo. Per undici giorni, dal 14 al 25 novembre 2019, Bennato e Calderon hanno provato ad ammazzare Fabietti. Terminando così una guerra tra bande che per un anno ha impazzato per le strade di Roma. Fabietti – secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine – si sarebbe addirittura dotato di una scorta armata per sfuggire agli agguati. E al momento del suo arresto il 28 novembre del 2019, sarebbe addirittura fuggito in pigiama per i tetti. Temendo che ad essere davanti alla sua porta, anziché gli uomini del Gico fossero i suoi sicari.