50 anni fa la strage palestinese di Monaco. Il piano concepito in un bar del Pantheon a Roma

Cinquant’anni fa il massacro di atleti israeliani nell’attentato terroristico palestinese alle Olimpiadi di Monaco nel settembre 1972 scioccò il mondo. I Giochi dovevano essere la consacrazione gioiosa della Germania occidentale, pacifica e democratica. Ma finirono nel sangue con la morte di 11 israeliani, un poliziotto tedesco e 5 terroristi arabi. L’attentato condotto da un commando di otto palestinesi del gruppo terrorista Settembre Nero, che riuscì a introdursi nel villaggio Olimpico grazie anche alla scarsa sicurezza, voluta dagli organizzatori per mantenere un’atmosfera rilassata e festosa. Il commando superò la recinzione alle prime ore del 5 settembre e fece irruzione negli alloggi della squadra israeliana. Due atleti che avevano tentato di opporre resistenza subito uccisi, altri nove presi in ostaggio.
Uno degli atleti torturato ed evirato prima di essere ucciso
Anni dopo si venne a sapere che uno dei due primi atleti uccisi, il sollevatore di pesi Jossef Romano, originario di una famiglia ebrea italiana di Bengasi, anche torturato ed evirato. Alle cinque del mattino, i sequestratori presentarono le loro richieste. Liberazione di 234 palestinesi detenuti in Israele e di due terroristi tedeschi di estrema sinistra della Rote Armee Fraktion, Andreas Baader e Ulrike Meinhof, in carcere in Germania. Se l’ordine non fosse stato eseguito entro le nove, minacciavano di uccidere ogni ora un ostaggio. Subito iniziò una frenetica trattativa, mentre il cancelliere tedesco Willy Brandt si metteva in contatto con la premier israeliana Golda Meir, la quale chiarì subito di non voler cedere al ricatto terroristico. I tedeschi respinsero l’offerta israeliana di inviare una unità delle forze speciali per tentare di liberare gli ostaggi.

Il sequestro palestinese finì in un bagno di sangue
I negoziatori riuscirono a rinviare la scadenza dell’ultimatum e successivamente emerse una nuova richiesta dei terroristi che volevano essere portati al Cairo con i loro ostaggi. In serata i sequestratori e gli ostaggi trasferiti a bordo di due elicotteri e portati alla base militare aerea di Fuerstenfeldbruck. Qui era previsto un blitz delle forze di sicurezza tedesche, ma l’operazione fallì in un bagno di sangue, che si risolse alle prime ore del 6 settembre con la morte di tutti gli ostaggi, cinque terroristi e un poliziotto tedesco. Le vittime ricordate solennemente con una commemorazione allo Stadio olimpico, ma i Giochi proseguirono. La delegazione israeliana lasciò Monaco, ritornando in patria con le bare dei connazionali avvolte nella bandiera. L’8 settembre Israele effettuò raid aerei sulle basi dell’Olp in Libano e Siria.
Dopo un dirottamento tre responsabili palestinesi rilasciati da Berlino
Il 29 ottobre un commando palestinese dirottò un aereo della compagnia tedesca Lufthansa, chiedendo il rilascio dei tre terroristi superstiti di Monaco. Berlino acconsentì e i tre furono accolti con tutti gli onori in Libia, dove erano già sepolti i corpi dei loro cinque compagni. Israele organizzò poi un’operazione segreta, durata lunghi anni, durante giustiziò in Europa diversi esponenti palestinesi ritenuti responsabili dell’organizzazione dell’attacco. L’idea dell’attacco alle Olimpiadi di Monaco, probabilmente concepita a Roma in un bar di piazza della Rotonda. Dove s’incontrarono due esponenti di Al Fatah assieme ad Abu Muhammad, dirigente di Settembre Nero.