90 mila euro al mese per tenere in ospedale un uomo con disturbi psichici. Tentò un omicidio, ma per lui non c’è posto

Foto corriere.it. La notizia riportata dal corriere.it è di quelle che non vorremmo mai sentire. E che fanno accapponare la pelle. Si tratta di un uomo con disturbi psichici, che chiameremo Sebastiano per il rispetto della privacy. Che nel maggio del 2020 è stato assolto proprio per la sua patologia dall’accusa di tentato omicidio. Da allora il giovane 30 enne è piantonato giorno e notte nella sua stanza di ospedale nella struttura di Tor Vergata. Che possiede un’area di massima sicurezza, proprio per pazienti di questo tipo. Chiaro che non si tratti della migliore soluzione possibile, perché in realtà a Sebastiano spetterebbe un posto in una  Rems, in una residenza sanitaria assistita. Dove poter anche uscire, fare una passeggiata nel parco e socializzare. Ma invece niente, perché nonostante la priorità di questo caso sembra che l’attesa per un posto disponibile sia di circa un anno e mezzo. Da qui, la necessità di rimanere in ospedale. In una situazione assurda, piantonato giorno e notte. E ovviamente da mesi senza la possibilità di uscire dalla sua stanza. Per non parlare dei costi, che sarebbero elevatissimi. Perché i poliziotti impegnati sono due per turni di sei ore. Quindi otto al giorno. E ovviamente anche la stanza particolare allestita ad hoc per questo caso non è gratis. Così la cifra impiegata (di denaro pubblico) sarebbe pari a circa 90 mila euro al mese. Oltre un milione all’anno, molto più di quanto costa in semplice detenuto.

Il ricovero in una Rems è un diritto. Non si può tenere un uomo con disturbi psichici per mesi in una stanza d’ospedale

Il caso di Sebastiano sta facendo notizia, e deve essere risolto. Perché nonostante la professionalità dei medici dell’ospedale di Tor Vergata e l’impegno costante delle Forze dell’ordine, l’uomo ha diritto a un posto in una struttura specializzata. E soprattutto essendo stato assolto, il suo soggiorno forzato in una stanza di massima sicurezza del nosocomio romano appare assolutamente improprio. Su tutta questa vicenda è intervenuta anche la garante capitolina per i diritti dei detenuti Gabriella Stramaccioni. Sollecitando un’analisi puntuale dei diversi casi, privilegiando quelli più gravi. Vista la carenza di posti nelle strutture. “Non tutte le storie hanno la medesima gravità”, ha dichiarato la Stramaccioni al corriere.it. Occorre un filtro che permetta di accedere alle strutture a chi ne ha diritto. È il solo modo per prevenire abusi”. Altre Regioni – ha concluso la garante per i detenuti del Campidoglio – “hanno dato il via a delle strutture per pazienti meno gravi dove la custodia è attenuata. Bisogna cominciare a ragionarci su anche nel Lazio”.

https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/21_febbraio_14/chiuso-ospedale-ma-senza-cure-e97160c8-6e25-11eb-a923-8177dd174962.shtml