Il governo abbandona la cultura. E a Roma si perderà il 10 per cento del Pil

Il mondo della cultura è stato colpito dalla crisi legata all’emergenza coronavirus con particolare durezza. Non che gli altri settori e le professioni siamo uscire indenni da questo tsunami, anzi. Ma purtroppo anche durante questa durissima crisi la politica ha fatto delle scelte. Che si stanno rilevando drammaticamente sbagliate. Traducendo, si potrebbe dire che si è pensato più alla pancia che allo spirito. E cioè a mantenere in piedi le filiere legate alla produzione alimentare e dei beni di prima necessità. Ritenendo che in fondo in piena emergenza sanitaria la cultura fosse un bene sacrificabile. Almeno per un certo periodo. Altrimenti non si spiegherebbe l’elemosina di 500 euro garantita con i fondi FES ai lavoratori dello spettacolo rimasti per strada. E neppure le risorse assolutamente esigue stanziate fino ad ora per il sostegno e il rilancio del settore. Che rappresenta circa un 15 per cento del Pil nazionale, il 10 nella sola città di Roma. Adesso nel nuovo decreto Rilancia Italia un po’ di soldi dovrebbero arrivare, circa 5 miliardi di euro secondo quanto avrebbe affermato lo stesso ministro Franceschini. Risorse comunque destinate a far ripartire sia la cultura in genere, che il cinema e il mondo del teatro e dello spettacolo. Ma se i soldi sono pochi, almeno si potrebbe azzerare la burocrazia. Avere più coraggio per anticipare la ripartenza. Perchè non si capisce cosa ci sia di più pericoloso in un cinema con capienza ridotta ed igienizzato  rispetto ad un vagone affollato della metropolitana. Che lavoratori e pendolari devono prendere tutti i giorni.

 

A Roma riaprono Galleria Borghese, GNAM e MAXXI. Ma per teatri cinema e cultura ci vuole più coraggio. E il comune non mette risorse

Le prime riaperture di gallerie e spazi culturali arrivano anche a Roma. E si tratta di spazi di grande prestigio. Galleria Borghese, il MAXXI e la Galleria Nazionale di Arte Moderna. Ma purtroppo tantissimi spazi espositivi e musei rimangono chiusi. Per non parlare delle sale cinematografiche e dei teatri, che sono in crisi nera. Mancano date certe per le riaperture, e in questo clima di incertezza diventa ah che difficile programmare il futuro. Darsi obiettivi e scadenze da rispettare. Alcune settimane fa una delegazione di attori, registi cantanti e personaggi del mondo dello spettacolo guidati da Stefano Accorsi aveva incontrato il ministro Franceschini. Chiedendo più risorse e una maggiore attenzione per tutto il settore. Ora il comitato tecnico scientifico che supporta il governo nella gestione dell’emergenza starebbe valutando la possibilità di riaprire le sale già nella prima o nella settimana di giugno. Ovviamente con posti limitati. Distanziamento sociale e tutte le altre precauzioni alle quali ci stiamo per forza abituando. Ma è solo un’ipotesi, senza troppe certezze. Mentre per l’estate si penserebbe alle piazze e ai drive in. Troppo poco. Mentre il comune di Roma non mette altre risorse su un settore così importante per la città. Tanto che il quotidiano online diarioromano posta un tweet eloquente. Ci fosse un assessore alla cultura a Roma. Alla Raggi saranno fischiate le orecchie.
Catastrofe anche per i teatri: perché il Campidoglio non risponde?

Franceschini al David di Donatello, in estate le piazze possono essere grandi arene. Ma così i cinema storici rischiano di morire per sempre

Ci avviciniamo all’estate, e le piazze possono trasformarsi in grandi arene. Permettendo di mettere in scena gli spettacoli e di proiettare film limitando il rischio del contagio. Questo il pensiero espresso dal ministro Franceschini lunedì scorso in diretta nazionale. Durante la cerimonia di consegna dei David di Donatello. Il rischio però è che molte sale storiche chiuse da mesi finiscano per non riaprire mai più. Pensate cosa rappresenterebbe per Roma la chiusura definitiva del cinema Farnese. O della Sala delle Province dietro a Piazza Bologna. Lo storico ‘Pidocchietto’ realizzato dall’architetto Busiri Vici a metà degli anni ‘30. Da molto tempo con lo streaming e le piattaforme virtuali infatti le sale cinematografiche stentano a sostenersi. Ora il coronavirus potrebbe infliggere al cinema in sala e al teatro un colpo mortale. E sarebbe una gravissima responsabilità per il governo rosso giallo e per tutte le istituzioni.

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