L’allarme dei medici: “Romani terrorizzati, ospedali invasi da chi ha solo un raffreddore”

Ospedali romani

“Gli ospedali di Roma sono già sotto pressione per l’aumento dei contagi da coronavirus. Arrivano molte ambulanze e i medici sono preoccupati. Anche perché il personale manca. Nel Lazio ci sono dai 4 ai 5 mila medici ospedalieri in meno e la carenza di infermieri è cronica”. A tracciare il quadro Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici della capitale che, da suo osservatorio, registra la tensione dei camici bianchi.

“Anche il filtro del territorio – spiega all’Adnkronos Salute Magi – in questo momento non è messo in condizioni di ‘filtrare’ meglio gli arrivi in pronto soccorso. E quindi la pressione sulle strutture sale”.

Purtroppo, continua Magi, “paghiamo anche la gestione della prima fase, quando medici e infermieri son stati chiamati per contratti di due o tre mesi, poi non rinnovati”. Intanto, “i pazienti – conclude – sono spaventati e, in caso di sintomi, si rivolgono all’ospedale. E questo, con l’arrivo dell’influenza, aumenterà la pressione sulle strutture”.

La proposta di Magi: “Per i casi lievi usare gli hotel al posto degli ospedali”

Servono subito ospedali di territorio, strutture intermedie, che possono essere allestite ad esempio in alberghi al momento chiusi, per assicurare assistenza ai casi lievi di Covid con équipe di medici di famiglia, specialisti ambulatoriali e infermieri, in modo da ridurre la pressione sugli ospedali. Pressione che già si sente a Roma e che nelle prossime settimane, con il moltiplicarsi dei casi di influenza e simil-influenza, aumenterà ancora di più”. E’ la proposta di Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, già avanzata alle istituzioni, per attivare un ‘filtro’ per gli ingressi in ospedale.

“In questo modo – spiega Magi  – si riuscirebbe a liberare posti ospedalieri occupati da persone con sintomi che possono essere assistite diversamente”. Per attuare il progetto “possono essere utilizzati gli alberghi in questo momento chiusi, affidando le cure a équipe sanitarie formate da medici di famiglia, agli specialisti ambulatoriali e agli infermieri”.

In questo momento, secondo Magi, “le strutture intermedie potrebbero fare la differenza. I sintomatici lievi e moderati, in questo modo, sarebbero comunque ricoverati fuori d casa, evitando di infettare altri conviventi, e sarebbero seguiti dal punto di visto medico in maniera continua”.