A che titolo Michela Murgia ci manda di traverso il Natale?

michela Murgia natale

Dopo le dotte dissertazioni sul Natale e il Bambino, ci manca solo che ora Michela Murgia ci intrattenga con qualche sua maestosa pittura della Befana tipo left culture.

A non pochi è andato di traverso il suo scritto pubblicato da La Stampa, che ormai è specializzata nel mondo al contrario. Ma arrivare a dissacrare una festa cara agli italiani è francamente troppo. E per questo temiamo che arrivi la Befana modello Murgia.

Il brutto Natale della Murgia

Magari ci spiegherà le fattezze fisiche della vecchietta con la scopa con un modello di società patriarcale imposto proprio da Babbo Natale: “È brutta”, afferma con la sua imperiale barba bianca.

Riuscire a mettere insieme Giuseppe, Maria e Gesù con i migranti dei nostri tempi è un’impresa che non ritenevo immaginabile. E stando ai commenti social su un articolo che ci poteva essere risparmiato, credo di essere in abbondante compagnia. Tutti ignoranti, noi cattolici, che preferiamo le Scritture alle sconcezze della Murgia sul Natale.

Non “un bambino” ma il padre, il bambino e lo Spirito santo! Stava su Twitter, non difficile da trovare…

Indubbiamente la signora Murgia avrà maggiori competenze teologiche delle mie ma è davvero difficile comprendere il motivo per cui abbia voluto intossicarci il Natale grazie all’ospitalità de La Stampa. Che le ha consentito di farsi una religione tutta sua.

“Ma che dici? È teologa”, già li sento. Basta un’affermazione del genere per giustificare tante castronerie? “I cattolici amano un Dio Bambino perché rifiutano la complessità”, ha scritto.
Confesso di sentirmi smarrito di fronte ad una frase del genere. La forza della Fede è messa sottosopra tanto per far parlare di sé.

La Murgia è quasi meglio quando parla di politica che di religione. A volte fa sorridere e a volte – più spesso – indignare quando discetta di partiti. Se magari evita di mischiare sacro e profano, forse è meglio.