A processo i genitori rom che ridussero la figlia 14enne in schiavitù: promessa in sposa per soldi

campo rom foro italico (2)

La procura di Roma ha chiesto e ottenuto il processo per i genitori di una minore di quattordici anni, arrestati lo scorso novembre con l’accusa di riduzione in schiavitù e lesioni personali gravi. Accuse contestate alla coppia, marito e moglie di nazionalità bosniaca, rispettivamente di 41 e 36 anni, con l’aggravante di aver commesso questi reati nei confronti della figlia minore. L’indagine era partita dalle dichiarazioni rilasciate dalla minorenne negli Uffici di Polizia, dove si era presentata spontaneamente nell’ottobre scorso. Raccontando, tra le lacrime, quanto le accadeva da anni, all’interno del proprio nucleo familiare. Dall’inchiesta, coordinata dalla Dda di Roma con i procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, erano emerse le violenze subite dalla vittima.

La minore obbligata a chiedere l’elemosina davanti a un supermercato

La quale. in più di un’occasione, presa dallo sconforto, aveva tentato anche il suicidio. La ragazzina, infatti, mediante violenza fisica e verbale, era costretta a vivere di stenti e forzata a chiedere l’elemosina nei pressi di un supermercato arrivando a essere promessa in matrimonio a uno sconosciuto in cambio di denaro, nonostante il suo chiaro rifiuto. “Personalità violente e prevaricatrici, determinate a trarre fonti economiche per il soddisfacimento delle loro esigenze personali dall’accattonaggio delle figlie. Del tutto incapaci di considerare il dissenso e il disagio di una di loro, di rispettare l’obbligo scolastico e di occuparsi delle sue esigenze primarie”. Questo il quadro descritto dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare emessa alla luce degli elementi raccolti dai magistrati della procura della Capitale.

La minore avrebbe voluto frequentare la scuola

“A fronte delle confidenze della minore con le insegnanti, lungi dal manifestare segni di resipiscenza, non hanno esitato a picchiarla all’evidente fine di evitare l’intervento dei servizi sociali e delle forze dell’ordine. Per mantenerla in uno stato di soggezione per sfruttarne l’accattonaggio”, scriveva ancora il gip. Che sottolinea come “la minore è stata posta in uno stato di soggezione continuativo protrattosi senza soluzione di continuità per anni. E senza che potesse far valere il suo disagio nel mendicare in un luogo frequentato anche dai suoi insegnanti e dai genitori dei suoi compagni di scuola e il suo desiderio di frequentare la scuola e studiare con continuità”.

I due rom compivano violenze anche sugli altri figli

Un quadro di violenze, avvalorato anche dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti, tra le quali alcune donne con cui la minore si era confidata. Violenze che sarebbero state compiute anche sui fratelli. Nell’udienza prevista per la prossima settimana si saprà se i due imputati affronteranno il processo con rito abbreviato o compariranno davanti alla Corte d’Assise.