A Roma e nel Lazio è emergenza lavoro: nei prossimi 10 anni si rischia di perdere migliaia di posti

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Allarme lavoro a Roma e nel Lazio. Per colpa della denatalità, la Capitale d’Italia rischia di perdere migliaia di persone in età lavorativa da qui ai prossimi 10 anni, almeno secondo uno studio della Cgia di Mestre.

La stima

E se in tutta Italia la stima è di 3 milioni di lavoratori in meno, Roma “contribuirebbe” con 170.663 persone in età lavorativa in meno. Il Lazio, nel prossimo decennio, perderà 247.748 potenziali lavoratori, che significa il 6,75% in meno ai numeri odierni. Nella regione la Capitale ha, ovviamente, i numeri maggiori in termini assoluti ma le percentuali più basse, almeno rispetto agli altri capoluoghi.

Denatalità e lavoro

L’equazione è facile da capire. Se non nascono nuove persone il Paese invecchia e non ci sarà ricambio sui luoghi di lavoro. Un allarme che si sente ripetere da tempo, quasi al pari di quelli sul cambiamento climatico. Le cose, però, invece di migliorare peggiorano. Per persone in età lavorativa si intendono uomini e donne dai 15 ai 64 anni.I

Il crollo

Le ragioni di questo crollo, spiega la Cgia, vanno ricercate nel progressivo invecchiamento della popolazione: “con sempre meno giovani e con tanti baby boomer (lavoratori nati tra gli anni ’50 e ’60) destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età, molti territori subiranno un autentico “spopolamento”, anche di potenziali lavoratori”. Pensate che delle 107 provincia italiane solo quella di Prato registrerà nei prossimi 10 anni una variazione assoluta positiva (+ 1.269 unità pari al +0,75 per cento).

Aziende in difficoltà

Probabilmente non servirà aspettare dieci anni per capire quanto il mondo del lavoro sia in difficoltà. Ogni mese, infatti, Unione Camere e Camera di Commercio Roma pubblicano le previsioni di assunzioni delle aziende della provincia. Il 40% di queste teme, ogni rilevazione, di non riuscire a trovare il personale ricercato. Un problema che si riscontra in diversi settori. Sempre nella Capitale c’è già preoccupazione per il Giubileo. Mancano, infatti, circa 44mila addetti all’accoglienza e ristorazione, lavori che, da sempre, vedono impiegati tanti giovani. E se le attività non riescono a coprire i posti scoperti sono costrette a chiudere. Secondo la Confesercenti Roma e Lazio il trend di chiusure di attività a Roma e provincia aumenterà almeno fino al 2030.

La situazione nelle altre province

Maglia nera a Frosinone con un saldo negativo di -30.624 unità (-10,46%). Segue Rieti -9.066 (-9,68%), Viterbo -15.462 (-7,98%), e Latina -21.933 (-5,99%). Infine, Roma che ovviamente ha le perdite maggiori in numero assoluto ma la percentuale più bassa: -170.663 lavoratori (-6,26%).

I sindacati

“La situazione non può che preoccuparci, perché la crisi potenziale investirà ogni tipo di comparto in un contesto che vede anni complicati per l’instabilità politica, la transizione energetica e digitale – dice, in una nota, Enrico Coppotelli, segretario generale Cisl Lazio – già oggi le nostre imprese faticano ad inserire nel mondo del lavoro i giovani e neppure il ricorso agli stranieri potrà risolvere la situazione. Una società con meno giovani e con più anziani, però, significa inevitabilmente sia un rallentamento del Pil che forti ripercussioni sulla spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale. A tutto questo dobbiamo prepararci per cercare di invertire il trend. Avendo anche chiaro che la regione è disomogenea anche su altri fattori economici”.