A Roma fa sempre più caldo: picchi fino a 57 gradi da Ciampino a Centocelle passando per il Tuscolano

Caldo a Roma

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Roma brucia. Non è solo un’impressione dovuta all’estate che avanza, ma il risultato allarmante emerso dal rapporto “I quartieri più caldi di Roma negli ultimi dieci anni”, realizzato da Legambiente Lazio nell’ambito della campagna “Che caldo che fa – contro la cooling poverty”. La Capitale, già esposta a ondate di calore sempre più frequenti e intense a causa del cambiamento climatico, si trova ad affrontare un fenomeno ormai strutturale: quello delle isole di calore urbane, con differenze termiche che raggiungono anche i 20 gradi tra zone verdi e quartieri cementificati.

Caldo insostenibile nei luoghi di lavoro: fino a 57°C

I dati parlano chiaro. Alcune aree della città hanno toccato temperature al suolo superiori ai 54°C, con un picco di ben 57°C al deposito ATAC di Grottarossa. Seguono il capannone Amazon al Trullo e il gigantesco polo logistico Commercity, entrambi con temperature pari a 54°C. Questi luoghi, destinati a ospitare migliaia di lavoratori ogni giorno, rappresentano oggi aree climaticamente ostili, in cui il calore accumulato da cemento, asfalto e coperture metalliche crea condizioni estreme.

Come sottolineato da Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, “ci sono posti invivibili a Roma per il caldo terrificante, con enormi compound della logistica che diventano fornaci a cielo aperto. Ma sono invivibili anche le condizioni delle periferie, dove le fasce sociali più deboli pagano il prezzo più alto del cambiamento climatico”.

Don Bosco: il caldo silenzioso di un quartiere denso

Pur non rientrando tra i luoghi più estremi della Capitale, Don Bosco si conferma una delle aree critiche del quadrante sud-est di Roma, con una temperatura media estiva al suolo di 44,96°C. Un dato significativo, soprattutto considerando l’alta densità abitativa e la presenza ridotta di verde urbano. Nel rapporto Legambiente, il quartiere non è tra quelli più citati, ma la sua collocazione all’interno del VII Municipio, accanto a zone come Romanina, Lucrezia Romana e Gregna, lo inserisce a pieno titolo tra i territori dove il fenomeno dell’isola di calore urbana si fa sentire con forza.

Centocelle: l’isola rovente di cemento e traffico

Con una temperatura media estiva al suolo di 46,10°C, Centocelle figura tra i quartieri più caldi di Roma, superando la soglia critica dei 46°C indicata nel rapporto Legambiente. Situato nel quadrante est della Capitale, tra viali congestionati, mercati rionali e cortine edilizie senza respiro, Centocelle è un esempio evidente di come l’urbanizzazione compatta e il consumo di suolo contribuiscano ad alimentare l’effetto isola di calore urbana. Il quartiere, storicamente popolare e densamente abitato, paga la scarsa presenza di ombra naturale, la cementificazione delle piazze, la carenza di alberature mature e il traffico costante che accumula calore giorno dopo giorno.

I quartieri di Roma più colpiti dal caldo

Il rapporto ha identificato con precisione le zone urbanistiche più calde di Roma, utilizzando le temperature medie estive registrate nelle ore diurne. Ecco la classifica delle aree con temperature superiori ai 46°C:

  • Ciampino (47,38°C)
  • Casetta della Mistica (47,12°C)
  • Omo, zona Torre Spaccata (46,85°C)
  • Lucrezia Romana (46,84°C)
  • Gregna (46,71°C)
  • Appia Sud, Tor Sapienza, Romanina (oltre 46,4°C)
  • Torre Angela, Giardinetti, Tor Vergata, Centocelle (tutti sopra i 46°C)

Queste aree si trovano prevalentemente a ridosso del Grande Raccordo Anulare, sono spesso caratterizzate da scarsa presenza di alberature e da un’elevata cementificazione. La loro posizione lontana dal Tevere e dal mare, unita alla mancanza di verde urbano, contribuisce all’accumulo e al ristagno del calore.

In contrasto, i quartieri più freschi risultano essere Castel Porziano, Castel Fusano e Acquatraversa, dove il verde e le superfici naturali riescono ancora a mitigare le temperature, mantenendole intorno ai 35-38°C.

I rischi sulla salute e l’appello per un nuovo modello di città

Il riscaldamento urbano non è soltanto un problema ambientale: ha gravi implicazioni sulla salute pubblica, sull’efficienza energetica e sulla qualità della vita. Le ondate di calore aumentano il rischio di patologie respiratorie e cardiovascolari, soprattutto tra anziani, bambini e persone fragili. Gli studi epidemiologici confermano che il caldo intenso è correlato a un aumento della mortalità nei centri urbani.

Inoltre, la maggiore richiesta di raffrescamento incide in modo diretto sui consumi energetici, sulle emissioni climalteranti e sul peggioramento della qualità dell’aria. L’effetto domino è evidente: il caldo genera più energia richiesta, che a sua volta alimenta il cambiamento climatico.

Di fronte a questo scenario, la soluzione individuata da Legambiente è chiara: serve più verde urbano. Secondo il CNR, un incremento del 5% della copertura arborea può ridurre la temperatura superficiale di oltre mezzo grado. Ecco perché Legambiente lancia un appello: basta consumo di suolo, stop a nuovi parcheggi a raso, salvo che non vengano coperti da pannelli fotovoltaici per generare energia e ombra, e via alla riforestazione urbana con specie autoctone, resistenti al caldo e durevoli nel tempo.

“Dobbiamo costruire città più giuste e sicure – dichiara ancora Scacchi – creando rifugi climatici outdoor, boschi urbani e reti verdi che rendano i quartieri vivibili anche nei mesi più caldi. Serve un cambio di rotta nella pianificazione urbana e industriale”.