A Roma il gotha della medicina per il summit sui trapianti e ricerca

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Al via domenica 8 ottobre, a Roma, il 46esimo congresso di Sito, la Società italiana dei trapianti di organi e di tessuti. Il futuro guarda ai trapianti da animale a uomo, con la possibilità di ingegnerizzare gli organi e renderli molto simili a quelli umani. Novità anche per la perfusione che dell’organo migliora addirittura la capacità funzionale. Aspetti che insieme parlano di interventi sempre meno rischiosi.

Domenica 8 ottobre a Roma

Prende il via domenica 8 ottobre, a Roma, il 46esimo congresso di Sito, la Società italiana dei trapianti di organi e di tessuti, organizzato dal professore Giuseppe Maria Ettorre, Direttore del Dipartimento Interaziendale Trapianti POIT dell’Azienda San Camillo Forlanini e INMI Spallanzani, e dal professore Ugo Boggi, Presidente della Società Italiana Trapianti d’Organo e Tessuti. Al centro della tre giorni, come rendere i trapianti più diffusi e più sicuri. Per questo, al centro del dibattito un tema di stretta attualità, ovvero gli xenotrapianti: “Negli ultimi mesi -ha spiegato il professore Ugo Boggi, presidente di Sito- sono stati effettuati nel mondo diversi esperimenti volti a trapiantare il rene dai maiali all’uomo. Gli esiti sono stati interessanti e incoraggiano la ricerca a impegnarsi su questo fronte. I tempi non saranno brevi, ma è arrivato il momento di approfondire perché qui si nasconde una delle soluzioni più importanti per salvare vite umana in sicurezza. Gli interventi hanno ovviamente rischi ma si può ragionare su come limitarli. In più, dobbiamo affrontare un altro problema fondamentale che riguarda la compatibilità fra donatori. Spesso non si riesce a eseguire il trapianto proprio perché non si riesce a trovare l’organo giusto. Anche in questo senso gli xenotrapianti possono essere d’aiuto”.

L’obiettivo

L’obiettivo insomma è quello di far diventare il trapianto un intervento elettivo: “Ci sono elementi -ha affermato Boggi- che mi fanno essere ottimista. Il primo riguarda proprio il tema di cui abbiamo ampiamente discusso nel corso della tre giorni. La scienza ci permette oggi di poter ingegnerizzare gli organi degli animali, in particolare dei maiali, per renderli sempre più simili a quelli degli uomini. Con l’aiuto della capacità farmacologica che abbiamo raffinato nel corso del tempo, è dunque possibile non eseguire l’intervento nell’immediato ma di attendere fino a una settimana. Il che, si intuisce, permette all’equipe di studiare a fondo il caso e, soprattutto a livello anestesiologico, garantisce, in termini percentuali, una minore misura del rischio. Una frontiera dunque di assoluto rilievo che va considerata per quello che merita”.

Diversi punti chiave

Diverse infine le sezioni dedicate a un altro aspetto dal futuro certo, i trapianti da vivente: “Soprattutto in Italia -ha sostenuto Boggi- una certa cultura, anche medica, li ha ritenuti scarsamente affidabili e dall’esito imprevedibile. Ed è questo uno dei motivi per i quali la loro diffusione è stata davvero molto limitata. Uno strumento che potrebbe salvare molte vite umane, in particolare per il trapianto di rene. Noto tuttavia nelle ultime settimane -ha concluso il presidente di Sito- un movimento di segno opposto. Noto cioè una disponibilità da parte di diversi soggetti, associazioni dei pazienti incluse, disposte ad affrontare l’argomento. Sarebbe anche in questo caso una svolta importante che darebbe una mano ad aumentare gli interventi e, quindi, a ridurre le liste d’attesa. Il tempo è il vero nemico per chi ha bisogno di un organo nuovo e sul tempo noi ricercatori dobbiamo lavorare. Le ultime novità fanno in tal senso ben sperare”.

La trapiantologia

“La trapiantologia moderna ha un’impronta sempre più moderna -ha sottolineato il professore Giuseppe Maria Ettorre- grazie soprattutto all’ampio utilizzo delle macchine di perfusione d’organo ex-vivo con cui è possibile migliorare ed ottimizzare un organo per la realizzazione di trapianto in sicurezza, nonché ottimizzare il timing stesso del trapianto. Tecnologia -continua Ettorre- che gioca un ruolo fondamentale anche per l’utilizzo in sicurezza dei donatori in morte cardiaca di cui si ha un progressivo incremento in Italia con risultati di sopravvivenza d’organo sovrapponibili ai donatori standard in morte encefalica. Tecnologia, sicurezza e qualità del risultato sono le tre parole chiavi della trapiantologia moderna. Un obiettivo di primo piano per i prossimi anni -conclude Ettorre- è quello di ridurre le liste di attesa per i trapianti d’organo, grazie alle moderne tecnologie e ad una maggiore diffusione della donazione da donatore vivente garantendo sicurezza e qualità dei risultati”.