A Roma la sanità rischia il caos da coronavirus

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“Non ci sono problemi abbiamo il miglior servizio sanitario del mondo”, dicevano pure sul rischio coronavirus incombente su Roma. Quando ho sentito questa affermazione dopo i primi casi di Covid 19 che si sono manifestati in Italia ho capito che c’era da preoccuparsi davvero. Per molti giorni si è ripetuto di stare tranquilli, di evitare atteggiamenti razzisti, di andare a mangiare al ristorante cinese e di usare gli stessi accorgimenti che si adottano per proteggersi dall’influenza.
Oggi siamo arrivati alle scuole chiuse, a intere province isolate come in Cina e a un livello di allarme sociale altissimo.

Caos totale

Qualcosa non ha funzionato, anzi molte cose non hanno funzionato. Siamo nel caos più totale per colpa delle scelte irresponsabili di un governo di incapaci. Siamo considerati ormai il focolaio mondiale del virus in una situazione senza controllo destinata ad evolvere in una crisi sanitaria, sociale ed economica senza precedenti. L’unica certezza sono i porti aperti. Si isolano intere province ma continuano a sbarcare ogni giorno centinaia di migranti che girando senza controllo sul territorio del paese renderanno ancora più difficile il contenimento dei contagi.

La sanità migliore al mondo…

Ma torniamo al “miglior servizio sanitario del mondo”. Questa storia che ci viene raccontata è del tutto falsa. Basta leggere i rapporti Gimbe sul SSN che periodicamente vengono pubblicati. La Conferenza Nazionale di quest’anno è saltata per colpa del coronavirus.
Il SSN da tempo non è più sostenibile ed è di fatto surrogato dalla sanità privata. A parole tutti difendono il servizio pubblico e i principi della riforma sanitaria del 1978, ma di fatto i cittadini devono sempre più spesso pagare di tasca propria le cure e l’assistenza.
La riforma del titolo V della Costituzione ha fatto il resto. Abbiamo servizi sanitari regionali di altissimo livello e altri assolutamente carenti, con la conseguenza di non poter assicurare i LEA in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.

La causa di tutto questo è dovuta al continuo depauperamento del FSN e alle politiche di contenimento della spesa per il personale, le tecnologie e l’edilizia sanitaria, oltre ai noti problemi di sprechi e corruzione. Se la popolazione gode di buona salute il merito è soprattutto del clima e dell’alimentazione, con buona pace di Speranza.
Ma nella sanità italiana ci sono professionisti capaci e preparati che nonostante tutto riescono a garantire standard elevati di cure ed assistenza e che si stanno impegnando oltre ogni limite per fronteggiare l’emergenza da coronavirus.
Ma per quanto tempo il sistema potrà reggere? Le regioni del nord hanno gli ospedali migliori e sono al collasso, cosa succederà a Roma e al sud quando ci sarà il picco dei contagi e il rischio concreto da coronavirus?

Roma a rischio coronavirus

A Roma oggi si vedono gli effetti delle scelte scellerate che hanno caratterizzato la politica sanitaria degli ultimi anni. Un tempo gli ospedali si aprivano, oggi abbiamo intere strutture dismesse e un dimezzamento dei posti letto disponibili. Come affronteremo l’emergenza sanitaria? I posti di terapia intensiva sono insufficienti, come si dovranno regolare i sanitari? Dovranno scegliere a chi prestare le cure come suggerito da qualcuno?
Poi c’è il grande problema del personale. Come è noto gli operatori sanitari sono a maggior rischio di contagio. Il nuovo decreto sull’emergenza dice che devono continuare a lavorare se sono positivi asintomatici, ma questo significa aumentare il rischio di nuovi contagi anche perché ora si sostiene che anche gli asintomatici possono trasmettere il virus.

C’è il rischio di rimanere a breve senza personale e con strutture congestionate. A che serve pensare ora di assumere nuovi medici e infermieri? Ben venga ma è una misura tardiva. In una terapia intensiva non si può lavorare se non dopo un lungo periodo di addestramento. Queste misure andavano prese per tempo. Non bisognava aspettare che si contagiasse Zingaretti per capire che la situazione è davvero preoccupante.
Ora non bisogna perdere altro tempo. Roma è una realtà complessa anche per il rischio coronavirus. Ci sono zone completamente fuori controllo con edifici occupati e baraccopoli ovunque. Ci sono mezzi pubblici insufficienti e superaffollati. Abbiamo molte situazioni che fanno presagire livelli di diffusione del virus molto peggiori di quello che abbiamo visto finora.
Bisogna subito attrezzare al meglio le strutture sanitare, potenziare il personale (meglio tardi che mai), dare direttive chiare e precise per evitare per evitare che dilaghi il panico aggravando una situazione già precaria. Occorre coinvolgere il privato. Ognuno deve fare la sua parte perché altrimenti le conseguenze saranno drammatiche.

Servono direttive chiare

Gli operatori sanitari sono come sempre in prima linea per fronteggiare l’emergenza virus, ma hanno bisogno lavorare in sicurezza e con direttive chiare e univoche. Esattamente quello che è mancato sinora. Non si può dire di limitare gli accessi dei visitatori quando poi non ci sono gli operatori di supporto che regolano i flussi. Così come non si può lavorare dovendo andare alla ricerca dei dispositivi di protezione. Non si può dire di scaglionare le visite per evitare sovraffollamento quando non c’è chi può far rispettare queste norme.
Bisogna intervenire subito usando tutti i mezzi a disposizione per potenziare il servizio, garantire i rifornimenti di materiale e attrezzare nuovi posti di terapia intensiva. Non si possono attendere le lungaggini burocratiche. E’ una situazione di vera emergenza. Recuperiamo il tempo perduto.
Poi per le polemiche ci sarà tempo. Anche perché il conto da pagare per tutto questo sarà molto salato.