A Zingaretti il Nobel per la Bufala, dai Navigli al Vaccino

Nicola Zingaretti aspira al Nobel per la bufala. L’ansia da prestazione che lo caratterizza su questa storia del coronavirus presenta aspetti davvero inquietanti. Ne colleziona tante, una dopo l’altra.
Zingaretti, dai Navigli al vaccino: bufala su bufala
In principio fu l’aperitivo ai Navigli, a Milano. Andò per suonare e tornò suonato. Il Covid si abbatté su di lui e lo costrinse alla quarantena. Dentro la notizia, indubbiamente.

Da allora decise di offrire l’esempio, ma andando sempre a sbattere al palo più vicino. Come sulla storia delle mascherine, un autentico danno alle casse della regione che nessuno paga. L’app Impuni, potremmo battezzarla. Spariscono tredici milioni di euro, si volatilizza una montagna di mascherine commissionate dalla regione Lazio, si favoleggia di un’indagine della magistratura i cui atti nessuno conosce. Esistono?
I test inventati da D’Amato e contestati per inefficacia
Mica è finita, perché la corsa di Zingaretti verso il premio Nobel per la bufala si arricchisce di nuove medaglie sul curriculum. Quello scapestrato del suo assessore alla sanità, Alessio D’Amato, si inventa i test brevi, quelli che ti fanno sapere in un nanosecondo se il Covid ti ha pizzicato oppure no. Manco per idea. Orari sballati, disorganizzazione al massimo e pure errori diagnostici. Un illustre professore come Roy De Vita ha raccontato le peripezie della prole fino alla meta del tampone. Nessuno ha ancora saputo se la regione Lazio ha mandato o meno un biglietto di scuse per i disagi arrecati.
Poi, la corsa al Nobel con il vaccino tricolore…
Poi, la meraviglia del vaccino tricolore. Mentre in tutto il mondo se ne sperimentano diversi, Zingaretti versa cinque milioni di euro alla ricerca per lo Spallanzani e pensa di cavarsela così. Sembra una puntata di ok, il prezzo è giusto. Rimborsa un bel po’ di volontari e annuncia che ci siamo quasi. Nel resto del pianeta terra il lavoro sui vaccini è già alla fase tre, la quarta – l’ultima – è quella che precede la commercializzazione del vaccino e lui, Zingaretti, si presenta al popolo a dire tenetevi pronti, ci penso io.
A che serva tutto questo non lo capisce davvero nessuno. Tra qualche mese scopriremo la realtà e per l’ennesima volta l’illusionista che sta alla regione Lazio non pagherà dazio. Ci vorrebbe serietà, lasciar lavorare gli uomini di scienza senza doverci per forza mettere il timbro della politica. Che di solito è di pessimo augurio e, vista la materia, sarebbe meglio evitare.
Ma Zingaretti è fatto così: la sua bella mascherina ce l’ha sempre così. È double face: per annunciare o per nascondersi. E i gonzi abboccano.