Abbattuto il chiosco “Dar Zagaia”: Capocotta perde un simbolo della sua storia e identità (FOTO)

Ruspe in azione, nelle scorse ore, a Capocotta. A cadere sotto i colpi degli escavatori l’ex “Dar Zagaia”, celebre chiosco che ha segnato un’epoca. In pochi non lo conoscono, se non altro per il nome. Anche chi non c’è mai stato ne ha sentito parlare, o magari ha visto l’insegna, passando sulla litoranea che unisce Ostia a Torvaianica.
Perché non era solo un chiosco: “Dar Zagaia” era un simbolo. Per oltre vent’anni, ha rappresentato un punto di riferimento per chi cercava un angolo di libertà tra le dune di Capocotta, una delle spiagge più iconiche e selvagge del litorale romano. Adesso, con la sua demolizione, si chiude un capitolo importante della storia di questo luogo unico.

Una storia iniziata nel 1996
“Dar Zagaia” era nato nel 1996, quando la famiglia Vichi, eredi di Gaspare Vichi – noto per la sua partecipazione al film “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone – vinse il bando indetto dalla Giunta Rutelli per la gestione dei chioschi di Capocotta. Il nome del chiosco, “Zagaia”, era un omaggio al soprannome di Gaspare, derivato dalla sua balbuzie. Da allora, il chiosco è diventato un punto di incontro per naturisti, comunità LGBTQ+ e amanti della natura, contribuendo a rendere Capocotta un luogo di inclusione e libertà.
La fine di un’epoca
Nel maggio 2024, la gestione del chiosco è passata alla Pianelli s.r.l., che ha vinto il nuovo bando dell’assessorato all’ambiente di Roma Capitale. La nuova società ha continuato a gestire la struttura per un anno, ma la decisione di demolire il vecchio chiosco, ormai vetusto, è stata inevitabile. I lavori di demolizione sono iniziati in questi giorni, con l’obiettivo di costruire un nuovo chiosco in legno e sistemare la passerella che collega la strada alla spiaggia.
Capocotta tra passato e futuro
Capocotta ha una storia ricca e complessa. Negli anni ’70 era una spiaggia alternativa, frequentata da chi cercava un’esperienza diversa rispetto agli stabilimenti tradizionali. La sua fama è legata anche al caso di Wilma Montesi, il cui corpo fu ritrovato su questa spiaggia nel 1953, alimentando leggende e misteri e facendo diventare famosa nel giro di poco tempo anche la vicina, e ancora sconosciuta e poco popolata, Torvaianica. Negli anni successivi, Capocotta è diventata un simbolo di libertà e inclusione, ospitando la prima oasi naturista autorizzata d’Italia e diventando un punto di riferimento per la comunità LGBTQ+.
I problemi dei chioschi di Capocotta
La gestione dei chioschi di Capocotta è stata spesso al centro di polemiche e controversie. Negli ultimi anni, diversi chioschi sono stati distrutti da incendi, alcuni dei quali sospettati di essere dolosi. Il Mecs Village, ad esempio, è stato completamente distrutto da un incendio nel marzo 2024, poco prima della sua messa a bando. Questi eventi hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza e sulla legalità delle concessioni balneari nella zona.
Un futuro incerto
La demolizione di “Dar Zagaia” rappresenta, in ogni caso, la fine di un’epoca per Capocotta. E in molti si chiedono quale sarà il futuro di questa spiaggia unica. La speranza è che, pur con le necessarie modernizzazioni, Capocotta possa mantenere la sua identità di luogo libero, inclusivo e in armonia con la natura. Intanto, dalla vicina Castelporziano arrivano le lamentele. La stagione balneare si è aperta il primo maggio, ma i bagnini non ci sono. E ancora non si sa, protestano dall’Anab, quando il servizio potrà essere attivo, visto che il bando non è ancora stato presentato. I tempi tecnici, poi, sono relativamente lunghi e il rischio è che si resti senza bagnini almeno fino a inizio giugno, se non oltre. Del resto, non sarebbe la prima volta…