Soumahoro l’africano adesso fa pure l’indiano

Soumahoro africano indiano

Aboubakar Soumahoro fa più l’indiano che l’africano e non dice una parola. Eppure fa il deputato, eppure si era proclamato come il paladino degli immigrati sfruttati.

Ma tace. Il 3 novembre i suoi cari – a partire dalla sua compagna con la madre, due cognati ed altri due personaggi – torneranno in udienza preliminare a Latina dove rischiano un processo per evasione fiscale. Che per un eletto con i comunisti – salvo poi scapicollare al gruppo misto della Camera – dovrebbe essere un’onta grave.

Soumahoro, l’africano che fa l’indiano

Soumahoro sta zitto, non commenta, neppure sulla sua pagina Facebook: è da mesi che non fa cenno a questo scandalo. Parla di altro. L’altro giorno a Latina si è presentato il consigliere regionale Angelo Tripodi (Lega): magari sperava di imbattersi nel deputato africano per chiedergli perché fa l’indiano.

Niente da fare. Non c’era. Nessuno l’ha visto. Neanche per solidarietà con i suoi familiari.

Quei 62 milioni di euro per i disperati dove sono?

Sarebbe bello sapere se sa qualcosa – Aboubakar – di quei 62 milioni di euro intascati dalla cooperativa Karibu e dal Consorzio Aid, anche se i lavoratori è da gran tempo che non vedono il becco di un quattrino.

Non c’era Soumahoro, ma c’erano il sindacato Uiltucs di Latina, che ha dato sin dall’inizio battaglia su quanto accadeva nelle coop, e circa quaranta ex dipendenti.

Mancava anche l’Agenzia delle Entrate, e questo è davvero strano, nonostante la contestazione di una massiccia evasione fiscale.

Il 3 novembre si conosceranno le decisioni del giudice su quello che è stato battezzato il clan Soumahoro, anche se va detto che il deputato non è indagato.

Ma sistema messo in piedi dalla sua famiglia, secondo gli inquirenti è stato “connotato da rilevanti opacità nella gestione”, con fondi ingenti destinati alle coop “in parte non rendicontati, in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale e in parte destinati ad utilizzi anche all’estero e allo stato non chiariti”.

Qualcosa di vergognoso, anche perché si tratta di quattrini destinati a far stare meglio i disperati. Usati evidentemente e per vetrina elettorale e poi per scopi non esattamente etici.