Addio a Checchino Proietti: dal Msi a Fli, ma il partito prima di tutto

checchino proietti

La notizia è arrivata nella notte e si è sparsa in un attimo fra tutti gli amici e i camerati della comunità missina della regione. Francesco “Checchino” Proietti, 70 anni il prossimo settembre, storico braccio destro dell’ex leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, è morto ieri sera all’ospedale Gemelli di Roma. Nato a Subiaco, in provincia di Roma, nel 1951, Proietti era stato deputato di Alleanza nazionale per due legislature, eletto per la prima volta nel 2006. Era stato proprio Fini a volerne la candidatura.

Checchino, la politica come missione

Finita l’esperienza parlamentare nel 2013, Checchino non si era scoraggiato e si era reinventato come ristoratore aprendo “Solopasta” in via della Vetrina, a due passi dal bar della Pace dal Secolo d’Italia. Sì, perché almeno una volta alla settimana, insieme con Aldo e Salvatore, colleghi del Secolo, facevamo una spediazione da Checchino per gustare una cacio e pepe o una pasta e fagioli. Ma anziché parlare di cibo, con Cecchino si finiva immancabilmente di parlare di politica.

Le testimonianze di affetto

Moltissime le testimonianze di affetto sui social, dai suoi fraterni amici Innocenzo Imperi e Marco Martinelli, con cui era legatissimo, a Domenico Gramazio, a Francesco Storace che ricorda gli anni bellissimi di via della Scrofa, a Rossella Chierichetti a Lorena Vinzi a Fabrizio Tatarella e a tantissimi altri, hanno testimoniato il loro dolore e la loro vicinanza per Checchino alla sua stupenda famiglia con la quale gestiva il suo ristorante. Una volta, con Aldo e Salvatore, mi sono dimenticato di pagare e siamo andati via. Poco dopo sono tornato, scusandomi, e lui e la moglie si sono fatti una risata…

Un temperamento ironico e buono

Dietro all’aspetto di persona “seria”, con occhiali, giacca e cravatta, Checchino in realtà era un “cazzeggiatore”, come si dice a Roma e anche a Subiaco da dove proveniva e a cui era legatissimo. Sempre pronto, più che alla battuta, all’ironia, con la quale sbeffeggiava chi si prendeva troppo sul serio. E poi faceva le battute restando serio, per cui tu non sapevi se scherzava oppure no. Ma era sempre pronto a discutere di politica, per ore, e anche recentemente stava organizzando qualcosa di carattere sociale e politico.

Il suo legame con Gianfranco Fini

Lui era devoto soprattuto a Gianfranco Fini e al partito. Faceva parte di quella macchina organizzativa del partito – lui veniva dal Msi – che fu “inventata” da Donato Lamorte, del quale era anche molto amico. Checchino rimaneva insomma dietro le quinte, per assicurarsi che tutto procedesse a dovere. E fu probabilmente per questo suo legame con Gianfranco Fini che aderì a Futuro e Libertà, più che per una reale convinzione dottrinaria. E’ andata come è andata, ma Checchino non si è perso mai d’animo. Onore a te, amico mio.