Addio a Luciano Ventrone, l’artista romano definito “il Caravaggio del XX secolo”

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L’artista Luciano Ventrone, scoperto dal critico d’arte Federico Zeri che lo definì “il Caravaggio del XX secolo” per le sue nature morte, è morto la scorsa notte nella sua casa-studio di Collelongo, in provincia dell’Aquila, all’età di 78 anni. L’Archivio Luciano Ventrone, che ha diffuso la notizia della scomparsa, interpellato dall’Adnkronos, ha smentito le presunte circostanze in cui sarebbe avvenuto il decesso come riportato da alcune testate online: “non è esplosa alcuna bombola di ossigeno”. Nato a Roma il 17 novembre 1942, Ventrone frequenta il liceo artistico della Capitale e dopo il diploma, conseguito nel 1964, si iscrive alla Facoltà di Architettura che frequenterà sino al 1968, anno in cui decide di abbandonare gli studi per dedicarsi interamente alla pittura.

Ventrone nacque a Roma nel 1942

Il percorso della sua pratica artistica, lungo quasi sessant’anni di attività, parte dagli esordi con le sperimentazioni geometriche, passando per l’informale e l’arte programmata, fino alla sua lunga ricerca sui vari aspetti della Natura con il suo personale “realismo-astrattismo” per il quale è diventato famoso in tutto il mondo. Come l’artista ripeteva spesso: “Lo studio della pittura non è la mera rappresentazione dell’oggetto ma è colore e luce. I giusti rapporti fra le due cose danno la forma nello spazio. Il soggetto va visto astrattamente”. È questa sua ricerca dell’invisibile che ha destato nei decenni l’attenzione di critici e storici dell’arte, da Zeri a Giorgio Soavi, Roberto Tassi, Achille Bonito Oliva, Vittorio Sgarbi, Marco Di Capua, Antonello Trombadori, Edward Lucie-Smith, Angelo Crespi, Beatrice Buscaroli, Evgenia Petrova, a Victoria Noel-Johnson.

Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali

Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Londra, da Montréal a Singapore, da New York a Mosca, da Tokyo a San Pietroburgo. Da pochi giorni si è conclusa la sua ultima personale “Luciano Ventrone. La grande illusione”, al Mart-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Appena finita l’emergenza sanitaria in atto, sarebbe partita la sua mostra “Luciano Ventrone. Il pittore dell’iperbole”, a cura di Vittorio Sgarbi, presso le sale del Castellare di Palazzo Ducale a Urbino. Federico Zeri commentò le “nature morte” di Ventrone:. “Descritti con lucidità persino esasperata, i suoi vegetali sono definiti da una luce sapientemente violenta. Che non è di un sole di agosto, ma piuttosto quella dei teatri di posa dove viene realizzata l’immagine cinematografica.

Memorabili le sue nature morte

Le sue nature morte ci vengono proposte come attimi immobili di una vicenda che sta tra un antecedente e un futuro. Come istanti, sospesi e incandescenti, di una realtà oggettiva definita, sino a esserne divorata, da una luce implacabile, quasi siderica. Contro fondi scuri di evocazione astrale o lunare da satellite o pianeta. La pittura di Luciano Ventrone è una continua scoperta ottica, un’incessante recupero della realtà oggettiva. Che riemerge dopo l’alluvione di forme astratte, cerebrali ligogrifi, di ‘grumi materici’ e di scritture gestuali”.