Addio a Mario Coen Belinfanti, combattente della Rsi e testimone della destra italiana

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E’ morto Mario Coen Belinfanti, tra gli ultimi testimoni della Repubblica Sociale, cui aderì a 18 anni e tra i promotori della Fondazione Julius Evola. Per noi ragazzi degli anni Settanta era semplicemente “Coen”, il fratello maggiore, padre (classe 1925) che veniva nelle sezioni del Msi a raccontare la sua esperienza nella Repubblica ma soprattutto il suo rapporto con Evola, considerato un mito da più di una generazione. Coen infatti fu probabilmente quello che conobbe meglio il “Barone” e che ci tramandò il suo ricordo e soprattutto quello degli ultimi giorni. Fu grazie alla sua testimonanza che nacque la leggenda che Evola volle morire “in piedi” guardando Roma. E lo fece grazie proprio all’aiuto di Mario.

Il ricordo di Mario Coen

Che ricorda l’episodio in uno scritto degli anni Novanta, pubblicato in Julius Evola dalla trincea a dada” (Edizioni Barbarossa, Milano 2006) e successivamente ripubblicata nel 2018 nell’ultima edizione di “Il cammino del cinabro”, edita da Mediterranee. Racconta Coen che nella primavera del 1974 Evola fu ricoverato per uno scompenso cardiaco in ospedale ma che volle tornare a casa sua, in corso Vittorio Emanuele 197, quanto prima. “Qualche giorno dopo fu comunque riportato a casa e lo trovai quindi più sollevato ma in preda ad una evidente prostrazione fisica. Andai a visitarlo più volte senza riscontrare alcun miglioramento. Mi era grato per l’interessamento che avevo per lui, ma non mi chiese mai nulla di particolare”.

“Il 9 giugno mi fece una strana richiesta”

Prosegue Coen: “Una domenica mattina, era il 9 giugno, con mia moglie ancora una volta salii al quarto piano e vi trovai la signora Antonietta Fiumara che come sempre si prodigava nella sua assistenza. Mi guardava con un’espressione che definirei ironica. Alla fine sorbì una mezza tazza di tè e gli ritornò la voce. A questo punto ci chiese una cosa che ci parve subito come difficile da realizzare. ‘Vestitemi e portatemi alla scrivania’. Non so come ma ci riuscimmo e sostenuto lo portammo alla scrivania. La finestra della sua camera era aperta e dalla medesima si scorge il Fontanone del Gianicolo. In piedi, appoggiato al tavolo e sostenuto da me, restò qualche momento fissando il Gianicolo, poi mi chiese di essere nuovamente adagiato sul letto”.

Così morì Evola

L’ultima frase del filosofo a Mario fu: “Non si preoccupi. Avremo ancora occasione di vederci e continueremo insieme le conversazioni sui temi che tanto ci interessano…”. Due giorni dopo arrivò la notizia della morte di Julius Evola. Coen aggiunge che “aveva chiesto di ripetere l’operazione alla quale avevo contribuito due giorni prima. Essere portato in piedi davanti alla finestra di fronte al Gianicolo e lì la sua forte fibra aveva ceduto. Sono certo che così intenzionato si fosse lasciato morire”.

Persona di grande cultura e spessore morale

Mario Coen frequentò dapprima la sezione del Msi Della Vittoria, in via Confalonieri, della quale fu per alcuni anni segretario, dove c’era anche il giornalista Carlo Cozzi e l’ex capufficio stampa del Msi Enzo Gerundo, anche lui ex Rsi. Quando la sezione fu chiusa per confluire alla vicina Flaminio, Coen frequentò la Prati ma anche il Centro Studi di via degli Scipioni e la Libreria Europa. Era amico di Alessio Borracino, di Mario Trubiano, di Giuseppe Del Ninno e dei suoi camerati della Repubblica tra cui Giano Accame, con i quali periodicamente si vedeva a cena nell’osteria di via Cavallini nel quartiere Prati.

Il figlio Claudio lo ricorda così

Sposò la moglie Rossana, scomparsa nel 1989, con cui condivise oltre trent’anni di vita, e dalla quale ebbe il figlio Claudio che a sua volta ebbe il nipote Flavio. Come ha riferito Claudio al “Secolo d’Italia”, “da figlio posso dire che la più grande eredità che mi lascia è quella di avermi fatto conoscere persone di grande spessore. Del calibro di Silvano Panunzio, dell’ingegnere Volpi, i fratelli Sermonti, Camilian Demetrescu, Pio Filippani Ronconi e Massimo Scaligero. Negli ultimi anni ripeteva di ringraziare Dio per avergli fatto conoscere nel suo cammino persone speciali. Mi ha insegnato – continua Claudio – a prendere parte ma non essere di parte. Un uomo fondamentale per la testimonanza dei valori nei quali ha sempre creduto e che ha sempre praticato. La destra perde uno dei più preziosi testimoni del suo cammino.

I funerali si svolgeranno domani a Roma alle ore 15 presso la Basilica di San Giovanni a Porta Latina ( Via di Porta Latina, 17). Al figlio Claudio, ai familiari e a quanti gli hanno voluto bene giungano le condoglianze e l’abbraccio della comunità.