Addio ad Alberto Indri, custode del Campo della Memoria di Nettuno e valoroso attivista del Msi

alberto indri

E’ scomparso ieri Alberto Indri, storico attivista romano del Msi e del Fuan, che animò negli anni Sessanta e Settanta insieme col fratello Gianluigi, detto Giangi. Indri era un punto di riferimento per tutta la comunità: aveva militato in molte sezioni di Roma, principalmente la Parioli in viale Rossini, e negli ultimi anni si era dedicato totalmente e silenziosamente al Campo della Memoria di Nettuno, dove riposano alcuni dei Caduti della fanteria di Marina del Battaglione Barbarigo, appartenente alla Decima Mas della Repubblica Sociale, ed è anche uno dei pochi cimiteri della Rsi in Italia. Oltre che custode, Alberto era anche il presidente dell’omonima associazione, che ora perde un esponente fondamentale per la memoria e il ricordo dei nostri Caduti.

La storia del Battaglione Barbarigo

Il Battaglione Barbarigo a febbraio 1944 ricevette dal Comandante Junio Valerio Borghese la Bandiera di Combattimento, per poi essere inviato ad Anzio e Nettuno, per fronteggiare lo sbarco angloamericano al comando del Capitano di Corvetta, sommergibilista, Umberto Bardelli. Rimase al fronte per tre mesi e lasciò il Lazio nel giugno 1944, in seguito all’entrata in Roma degli angloamericani. Nell’estate del 1944, il Barbarigo fu in Piemonte dove l”8 luglio 1944, a Ozegna, il Comandante Bardelli e 18 uomini rimasero vittime di un attacco dei partigiani. Sul finire del 1944, la Barbarigo andò nel Goriziano in attività antipartigiane al Confine Orientale esposto all’avanzata delle truppe del IX Corpus Jugoslavo di Tito. Il Barbarigo ebbe violenti scontri riuscendo ad arginare momentaneamente i partigiani nella Battaglia di Tarnova. Il Battaglione venne catturato a Padova il 30 aprile 1945 da reparti inglesi e neozelandesi.

Per conservare la memorio di questi Caduti Alberto Indri si dedicò anima e corpo al Campo di Nettuno, tra polemiche, contestazioni, atti barbarici e di vandalismo tra cui il trafugamento di alcune salme. Ma Alberto non si arrese mai, continuando a lavorare in quel luogo, di proprietà del ministro della Difesa, che lo inaugurò nel 1993 grazie all’impegno dei reduci e dei combattenti della Rsi.

Il ricordo del marò Franco Grazioli

Riproponiamo il ricordo raccolto dal Secolo d’Italia, di cui Alberto era amico, reso da Franco Grazioli, ex marò già appartenente al Btg Lupo della X Mas: “Insieme con Indri con molta pazienza abbiamo liberato da varie suppellettili quello che poi è diventato il Campo della Memoria, un terreno che acquistammo per circa 30 milioni di lire e che all’inizio era usato come una discarica. Fu l’architetto Alessandro Tognoloni, del Btg Barbarigo, a dare corpo alla struttura che ha la forma della croce di Sant’Andrea, ripresa nella stemma della Decima. L’ausiliaria Raffaella Duelli si occupò di recuperare le salme lungo la via Pontina e poi fece un lavoro enorme per ottenere il riconoscimento di Onor Caduti, una sorta di vittoria morale per noi.  Alberto Indri era molto attivo, sempre presente, faceva il suo lavoro in silenzio, un lavoro esemplare e disciplinato. La sua morte è una perdita per la nostra storia”.

La preziosa opera dell’ausiliaria Raffaella Duelli

Tra l’altro, Raffaella Duelli, prima che il sacrario di Nettuno accogliesse i resti delle salme dei Caduti,  ospitò nella sua tomba privata al Verano i resti dei primi commilitoni del Barbarigo recuperati dopo la guerra sul terreno di battaglia della piana pontina.
Le esequie di Alberto si terranno sabato alle 15 nella chiesa dei Sette Santi Fondatori in piazza Salerno a Roma