Addio pini tra Fiumicino e Ostia anche fuori dalla pineta, ok ‘spacchettato’ alle motoseghe: ‘mistero’ sulle cause dell’abbattimento

Fiumicino, motosega in azione

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Il volto verde di Fiumicino e Ostia Antica si prepara a un nuovo colpo. Non si tratta della grande pineta litoranea, ma di pini ‘isolati’, disseminati nei quartieri, a due passi dalla grande pineta, destinati comunque allo stesso destino: la motosega. L’Area Ambiente e Riserva del Comune di Fiumicino ha dato il via libera a nuovi abbattimenti, almeno otto alberi ad alto fusto, abbattimenti distribuiti in quattro distinte autorizzazioni. Una decisione che, pur sorretta da motivazioni tecniche e da obblighi di sicurezza, solleva interrogativi sulla capacità di difendere ciò che resta del patrimonio arboreo del territorio.

Non solo in pineta: il verde “diffuso” sotto ‘attacco’, tra Fiumicino e Ostia

Gli abbattimenti riguardano pini domestici in via Redipuglia, all’Isola Sacra. Alberi classificati come “secchi morti in piedi”, giudicati pericolosi e dunque da abbattere. Nulla di clamoroso se non fosse che questi interventi si aggiungono a una serie di richieste simili.

I pareri tecnici e le ombre nelle relazioni: via alle motoseghe

I pini in particolare di via Redipuglia sono stati accompagnati da relazioni agronomiche che certificano il rischio di schianto. Ma senza chiarire perché l’albero sia arrivato a questo punto. Nessuna spiegazione o correlazione sul devastante attacco della “cocciniglia tartaruga”, il parassita che da anni sta decimando le pinete del Lazio e in particolare quelle tra Fiumicino e Ostia. Né indicazioni su eventuali trattamenti fito-sanitari tentati in passato. Una lacuna che pesa.

Perché, se da un lato la sicurezza pubblica resta un imperativo, dall’altro la trasparenza sulle cure mancate, tentate o senza esito sugli straordinari e storici pini della litorale tra Fiumicino e Ostia appare essenziale per capire se la morte di questi alberi sia frutto di inevitabile destino o di abbandono colpevole da parte della politica dei Comuni del litorale. E, su questo punto, a rispondere, dovrebbe essere l’amministrazione comunale.

Una regola sempre più elastica, senza decisioni collegiali per le motoseghe

La normativa è chiara: in aree sensibili come la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, ogni abbattimento deve essere ponderato. Ma la disciplina prevede anche eccezioni e proprio lì si aprono varchi interpretativi. Nel caso degli abbattimenti di Isola Sacra, trattandosi di zona “tipo 2”, non è stato necessario il parere della Commissione di Riserva. Bastava la relazione tecnica e la firma del dirigente.

In altre parole, il taglio è stato autorizzato senza un passaggio collegiale? Riducendo la questione a una pratica amministrativa, benché con effetti irreversibili sul paesaggio?

La promessa delle sostituzioni

Come da copione, l’autorizzazione è stata concessa a condizione che entro 180 giorni venga piantato un nuovo albero della stessa specie per ogni abbattimento, ma in varietà più resistente al parassita. Una promessa già sentita, che spesso resta sulla carta.

Perché tra i tempi delle amministrazioni, i costi di manutenzione e le cure necessarie per garantire l’attecchimento, non sempre i sostituti riescono a prendere il posto dei giganti abbattuti. Il rischio è di ritrovarsi con vuoti irreparabili, mentre le nuove piante, alte pochi metri, non possono colmare né l’ombra né la funzione ecologica dei vecchi pini.

Il mosaico degli abbattimenti e delle motoseghe

Il caso di via Redipuglia non è isolato. Sono almeno quattro le autorizzazioni rilasciate in questi giorni che hanno portato all’abbattimento di otto pini. Un mosaico sparso che, messo insieme, compone una perdita consistente per un territorio già segnato con le perdite che stanno colpendo la grande pineta.

Non si tratta più di un’emergenza sporadica, ma di una tendenza che rischia di ridisegnare silenziosamente la fisionomia del litorale romano.

Abbattere è più facile che curare?

La sensazione è che abbattere stia diventando più facile che intervenire con trattamenti fitosanitari o programmi di cura programmata. Il decreto ministeriale sulla lotta obbligatoria alla cocciniglia tartaruga indica terapie precise, come i trattamenti endoterapici, ma di fatto non risulta documentato se siano stati messi in campo in maniera sistematica.

Così, uno dopo l’altro, i pini secolari cadono, vittime di malattie, incuria e di un apparato amministrativo che sembra procedere più per pratiche che per visione d’insieme.

Un patrimonio in pericolo

Oltre al valore estetico e simbolico, i pini svolgono un ruolo ambientale insostituibile: assorbono CO₂, mitigano il caldo, custodiscono biodiversità. Ogni abbattimento, dunque, non è solo un fatto tecnico, ma un atto che impoverisce il territorio. Se le autorizzazioni continueranno con questo ritmo, Fiumicino e Ostia rischiano di perdere non solo la storica pineta, ma anche quella rete di alberature diffuse che disegna l’identità paesaggistica delle periferie e delle strade locali.

Una domanda inevasa

Il punto non è se un albero malato e secco debba essere tagliato: la sicurezza pubblica non si discute. La vera questione è perché si arrivi così tardi a intervenire, quando non resta che abbattere. Quanti alberi potrebbero essere salvati se curati per tempo? E soprattutto: esiste un piano serio per difendere i pini, o ci si limiterà a certificare, di volta in volta, il loro lento addio? Spacchettando l’avvio alle motoseghe in tante mini-autorizzazioni singole del comune di Fiumicino, per indorare la pillola che i cittadini dovranno ingoiare

L'area tra Fiumicino e Ostia Antica, foto Google Maps
L’area tra Fiumicino e Ostia Antica, foto Google Maps – www.7colli.it