Aeroporto di Fiumicino, stop segreti sui bandi pubblici, il Tribunale: “Trasparenza sui nomi dei primi classificati”
Fiumicino, una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio riaccende i riflettori sulla trasparenza delle gare pubbliche all’interno dell’aeroporto Leonardo Da Vinci. Con una decisione destinata a fare scuola, il Tribunale Amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso di una grande cooperativa nazionale, imponendo ad Aeroporti di Roma di rendere pubblici i nomi e le offerte tecniche dei primi cinque classificati nel bando per i servizi di pulizia dello scalo internazionale.
I giudici, hanno condannato l’aeroporto a pagare 2mila euro di ‘spese’ legali al ricorrente. La vicenda ruota attorno a un appalto milionario per la gestione dei servizi di igiene e manutenzione all’interno del principale hub italiano, dove la società vincitrice si è vista negare l’accesso ai documenti relativi agli altri concorrenti. Una decisione, questa, che i giudici amministrativi hanno ritenuto illegittima, ribadendo il principio cardine della trasparenza nelle gare pubbliche.
L’appalto milionario dell’aeroporto di Fiumicino e il “velo” sulle offerte tecniche
Tutto nasce da una procedura di gara bandita nel 2024 per l’affidamento dei servizi di pulizia presso il Leonardo da Vinci. All’esito della selezione, la cooperativa ricorrente si era aggiudicata il contratto, ma un’altra società – classificatasi seconda – aveva chiesto e ottenuto che ampie parti della propria offerta tecnica venissero oscurate. Aeroporti di Roma, in qualità di stazione appaltante, aveva accolto tale richiesta, motivando la decisione con la necessità di tutelare presunti “segreti commerciali”. Secondo l’ente, la documentazione conteneva informazioni sensibili su metodologie operative, attrezzature e procedure interne.
Tuttavia, la cooperativa vincitrice aveva chiesto di poter visionare integralmente i documenti, ritenendo che la conoscenza delle offerte dei concorrenti fosse indispensabile per difendersi in giudizio, soprattutto in vista di un possibile ricorso sull’aggiudicazione.
Il Tribunale: “Trasparenza, prima di tutto”
I giudici amministrativi hanno ribaltato la decisione di Aeroporti di Roma, stabilendo che il diritto di accesso agli atti prevale sulla riservatezza commerciale quando serve a garantire una corretta difesa.
Il Tar ha sottolineato come il nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023) preveda un “regime ostensivo privilegiato” per i primi cinque classificati, i quali devono poter accedere liberamente alle offerte degli altri concorrenti. Questo principio, spiegano i giudici, risponde a un preciso obiettivo di controllo reciproco e trasparenza nelle procedure pubbliche.
Nel caso di Fiumicino, la richiesta di oscuramento è stata giudicata “standardizzata e non contestualizzata”, priva di una reale indicazione delle parti da tutelare. In altre parole, la controinteressata aveva chiesto di coprire interi blocchi di documentazione senza specificare cosa fosse davvero segreto e cosa no.
Non solo aeroporto di Fiumicino, una decisione destinata a fare giurisprudenza
Il Tar del Lazio ha dunque accolto il ricorso, ordinando ad Aeroporti di Roma di consentire l’ostensione completa della documentazione tecnica entro 30 giorni.
Nella sentenza si legge che “non basta affermare genericamente che un documento contenga know-how aziendale per impedirne la visione”. Perché un’informazione possa essere considerata segreto industriale, è necessario dimostrare che sia specifica, non nota e realmente idonea a generare un vantaggio competitivo.
Il Tribunale ha quindi ricordato che la trasparenza non è un’opzione, ma un diritto dei cittadini e delle imprese che partecipano a gare pubbliche. E ha ammonito la stazione appaltante a non accogliere in modo “acritico e senza istruttoria” le richieste di oscuramento.
Accesso agli atti come garanzia di concorrenza
La decisione assume un valore che va oltre il singolo caso. In un settore, quello degli appalti aeroportuali, caratterizzato da cifre elevate e da un numero ristretto di operatori, la pubblicità delle offerte rappresenta una condizione essenziale per assicurare concorrenza leale e controllo democratico.
Il Tar ha anche chiarito che, contrariamente a quanto sostenuto da Aeroporti di Roma, la discrezionalità della commissione giudicatrice nel valutare le offerte non può giustificare il segreto. Anzi, proprio perché i criteri di valutazione sono discrezionali, è necessario consentire ai concorrenti di verificare come siano stati applicati.
Condanna per l’aeroporto di Fiumicino al pagamento delle spese e richiamo alla trasparenza
Il Tribunale ha inoltre condannato Aeroporti di Roma, come anzidetto, al pagamento di 2.000 euro di spese legali in favore della società ricorrente, mentre ha compensato le spese tra le altre parti coinvolte.
Un richiamo severo, quello dei giudici, che si inserisce in una linea interpretativa sempre più netta: la trasparenza nelle procedure pubbliche non può essere sacrificata sull’altare della riservatezza aziendale, se non in presenza di elementi concreti e comprovabili.
La sentenza, destinata a incidere sui futuri bandi e subappalti aeroportuali, segna un passo importante verso una maggiore chiarezza e accountability nella gestione dei servizi pubblici. In un momento in cui il dibattito sulla trasparenza nella pubblica amministrazione è tornato di attualità, il caso Fiumicino si candida a diventare un precedente emblematico nel delicato equilibrio tra diritto all’informazione e tutela del segreto industriale.