O afghani o africani: non siamo la vigna dei coglioni

Non siamo la vigna dei coglioni. Un po’ forte, molto romanesca quanto a derivazione, è la frase che più è adatta nel casino che ci circonda rispetto alla questione afghana.
La solidarietà è un dovere per chi scappa da guerre e questo sta scritto in Costituzione e nel codice genetico di un popolo che è stato capace nella sua storia di grandi slanci di vicinanza alla sofferenza di chi ha patito per la libertà tolta.

La vigna dei coglioni
Ma è un po’ datata la corsa ad abbracciare un afghano, tanto per mutuare l’abbraccio al cinese che fu coniato da quello sciagurato sindaco di Firenze Dario Nardella in pieno Covid, tanto per farci del male.
L’Italia dovrebbe accogliere chi fugge, è il teorema. E senza nemmeno fiatare. Gli americani hanno deciso, noi ci siamo accodati, la democrazia non si esporta più ma i clandestini sì e praticamente tutti da noi è il sogno di Enrico Letta.
Siamo assediati già dall’Africa
Un incubo, in realtà. La vigna dei coglioni, appunto. Perché nel frattempo siamo assediati dall’Africa, dove ormai sono troppe decine di migliaia i clandestini che sbarcano per raffinii economiche e non perché in fuga da guerre, e di cui ci facciano carico da soli. Già, in Europa continuano a voltarci le spalle e la ministra Lamorgese poltrisce. O dobbiamo prendere pure gli afghani che arriveranno dalla Libia e dalla Tunisia?
Del resto – sia detto per inciso – al Viminale c’è una signora che non si è nemmeno accorta della frana dello Stato nel viterbese con quel rave party che ha radunato una marea di giovani a far di tutto e non vogliamo indugiare nei dettagli.
Ma arriva il momento in cui bisogna scegliere a chi offrirla questa benedetta solidarietà, perché non possiamo permetterci tutto. E come prima “scelta” non possiamo che dire o afghani o africani. Non può venire da noi tutto il mondo, non sono certo turisti.
È una questione maledettamente seria che il governo non può sottovalutare perché la pazienza di un popolo non è infinita. Le ristrettezze che patiamo le conoscete, le conosciamo, tutti ed è inaccettabile pensare di dover assistere a chissà quanti altri traslochi a casa nostra. Ragionateci bene prima di decidere in nostro nome.