Agli arresti per 2 mesi il metropolita del monastero di Kiev. L’accusa: “Collabora con i russi”

“Sono stato messo agli arresti domiciliari, alla fine di una perquisizione”: è quanto dichiarato dal metropolita Pavel, a capo del Monastero delle Grotte di Kiev, in un video in cui annuncia di essere in stato di arresto. Un arresto che è stato successivamente confermato dalle autorità ucraine che hanno perquisito la sua abitazione.
Pavel è accusato di collaborare con la Russia e di istigare all’odio interreligioso, ma il prelato ortodosso ha respinto tali accuse, sostenendo che si tratta di una mossa politica. Durante l’udienza, il metropolita Pavel ha negato le accuse a lui rivolte dallo Sbu, relative all’incitamento all’odio interreligioso e alla giustificazione dell’aggressione russa contro l’Ucraina. Pavel dovrà indossare un braccialetto elettronico e non potrà comunicare con i fedeli.

L’udienza è stata rinviata al 3 aprile a causa di un lieve malore accusato dal metropolita. La chiesa ortodossa di Mosca ha accusato il governo di Kiev dopo l’arresto di Pavel. L’arresto domiciliare del metropolita è solo l’ultimo episodio della controversia attorno a Pechersk Lavra, famoso anche come il Monastero delle Grotte di Kiev.
La disputa è iniziata con la notifica del ministero della Cultura ucraino alla Chiesa canonica ortodossa ucraina riguardo la risoluzione unilaterale del contratto di locazione del monastero. I monaci erano stati invitati a lasciare il monastero entro il 29 marzo, ma il ministro della Cultura ha poi dichiarato che potevano restare a patto di trasferirsi nella Chiesa ortodossa scismatica dell’Ucraina. Il metropolita Pavel invece ha dichiarato che non ci sarebbero stati compromessi e che i monaci sarebbero rimasti.