Aiuti alle imprese? La regione Lazio dice no

Imprese Colosimo Fb

Le imprese italiane si trovano in ginocchio a causa dell’emergenza Coronavirus. È pensiero comune che si debba agire con urgenza con agevolazioni e incentivi per le stesse. C’è, però, qualche eccezione, come dimostra l’inopportuna comunicazione della regione Lazio inviata il 12 marzo ad una settantina di aziende. La missiva, a firma della Direttrice Regionale al Lavoro, Elisabetta Longo, impone un obbligo insostenibile. Le aziende laziali che hanno partecipato all’Avviso pubblico “Bonus Assunzionale per le Imprese”, devono integrare la documentazione precedentemente inviata “entro e non oltre il 20 marzo 2020”.

Chiara Colosimo (Fdi): “Imprese vessate”

Chiara Colosimo, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ha presentato un’interrogazione al Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, e all’assessore al Lavoro, Claudio Di Berardino. In essa chiede “come intendono intervenire per annullare l’ingiusto quanto dannoso termine imposto dalla d.ssa Longo per la presentazione, da parte delle aziende, della documentazione per la concessione del contributo relativo all’avviso pubblico ‘Bonus Assunzionale per le Imprese’”.
Questa scadenza ravvicinata, infatti, ha terrorizzato gli imprenditori che rischiano di perdere il contributo relativo alle domande presentate nell’aprile del 2018.
“Concedere pochissimi giorni – si legge nell’interrogazione – per la presentazione della documentazione alle imprese, che nella maggior parte dei casi sono ferme e inattive in questo periodo drammatico per il nostro Paese e per la nostra regione, significa togliere loro l’ultima possibilità di sopravvivenza.

L’11 marzo è entrato in vigore il Decreto Conte che contiene lo stop a tutte le attività commerciali ad eccezione di alcune categorie indispensabili. Molte altre attività produttive non elencate nel Decreto sono state chiuse o hanno notevolmente diminuito la produzione. Questo anche per tentare di contenere la diffusione del Covid-19. La nota della d.ssa Longo, che invia una PEC in data 12 marzo 2020 e assegna un termine per il giorno 20 marzo 2020, va nella direzione contraria rispetto alle continue rassicurazioni che le istituzioni nazionali e regionali cercano di dare al tessuto produttivo del nostro territorio.

Semplificare, non complicare

Inoltre, la comunicazione della regione impone alle aziende altre direttive, tra cui il divieto dell’invio da parte di consulenti del lavoro o altri intermediari. In questi drammatici giorni, in cui la quasi totalità delle aziende sono allo stremo, bisognerebbe cercare di agevolare l’attività delle stesse. E magari semplificare quanto più possibile la burocrazia. Per questo, oltre all’annullamento del termine imposto dalla regione per la presentazione della documentazione, Colosimo sollecita un “urgente intervento per semplificare il più possibile la procedura per l’inoltro del carteggio”. Bisogna considerare il fatto che, in questo periodo, la maggior parte delle aziende sono inattive o comunque hanno notevolmente diminuito la propria attività imprenditoriale”.