Al M5S serve il nemico. Quando Perilli litigava con Leodori (video)

Il Movimento 5 Stelle sembra proprio avere la necessità di un nemico. Qualcuno contro cui combattere, per coprire insuccessi e fallimenti e per giustificare la propria esistenza. È successo ieri al Senato, protagonista il capogruppo pentastellato Gianluca Perilli. Che si è scagliato contro le opposizioni e contro Salvini e Meloni in barba alla tanto sbandierata e pretesa solidarietà nazionale nel tempo del coronavirus. Un attacco cinico per il direttore del Secolo d’Italia Francesco Storace, che dalle colonne del quotidiano di Via della Scrofa ha dato una lettura originale a tutta la vicenda.

Serve il nemico sempre e comunque

Perilli avrebbe parlato a nuora affinché suocera potesse intendere. Così almeno sostiene Storace dalle colonne del Secolo d’Italia. Tutto nascerebbe dalla crescente preoccupazione del Premier Conte per un possibile suo avvicendamento con Mario Draghi, ovviamente con il necessario consenso del Presidente della Repubblica Mattarella e in un’ottica di larghe intese. Scenario che ovviamente Conte e i suoi vedrebbero come il fumo agli occhi. E screditare l’opposizione allontanerebbe il rischio di questa ipotesi. Una ricostruzione certamente suggestiva, ma volendo scavare nel passato i precedenti non mancano. Anche alla Regione Lazio, quando a litigare erano però il giovane consigliere Perilli e il Partito Democratico.

C’era lo streaming e il nemico era il PD

Sembra passato un secolo ma sono trascorsi solamente sette anni. L’attuale capogruppo dei senatori a cinque stelle Gianluca Perilli era un giovane e promettente consigliere alla Regione
Lazio. Erano gli anni eroici del Movimento, quando si rivendicava la diretta streaming al grido di honesta’. E si accusavano le altre forze politiche di chiudersi dentro i palazzi del potere, lontani dalla realtà e dal popolo. Corsi e ricorsi storici verrebbe da dire. Oggi per i Cinque stelle l’accusa è di essere diventati come scatolette di tonno chiusi proprio in quei palazzi che volevano aprire. Memorabile in questo senso il video della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Ma correva l’anno 2013, e il nemico immancabile in quel caso era il Partito democratico. Con Zingaretti fresco presidente della Regione Lazio, e Daniele Leodori presidente del consiglio regionale. Un siparietto che ricorda tanto ciò che è successo al Senato, e che per questo ci aiuta a riflettere.

 

Presidente Leodori, siamo pronti con le denunce

Presidente Leodori, siamo pronti con le denunce alla magistratura contabile. Per alcuni atti e delibere che sono stati adottati dalla Regione Lazio. Così inizia l’intervento di Gianluca Perilli a via della Pisana in quel lontano 2013. Quando l’avvocato in quota Cinque stelle era un semplice consigliere regionale del Lazio e non il capo dei senatori di Beppe Grillo. E i nemici erano Zingaretti, Leodori e il PD. E non Salvini, con il quale il Movimento ha pure governato per un anno e mezzo. Accuse pesanti lanciate dai banchi dell’opposizione regionale, tanto che lo stesso Leodori era costretto ad interrompere e a richiamare all’ordine dei lavori il giovane consigliere. Che evidentemente non si è perso d’animo, e non ha neppure perso il vizio. Perché quando l’avversario diventa nemico è più facile combattere la battaglia e capitalizzare il consenso. Anche quando gli errori sono troppi e i sondaggi stanno in picchiata. Ma si sa, finché c’è un nuovo nemico da battere nessuno può disertare. L’Italia, in ginocchio e devastata dal coronavirus, intanto può attendere.