Al X Municipio qualcuno non conosce il decreto Conte sul coronavirus…

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Il coronavirus mette in difficoltà anche i medici. La dottoressa Elisabetta Severa mette al corrente il nostro giornale di cosa può accadere. E racconta quanto successo. Per contrastare – scrive la dottoressa – la diffusione del virus CoVid-19 e tutelare la salute delle persone più fragili – anziani, immunodepressi, malati cronici, ecc – è stato promulgato il D.P.C.M. 4 marzo 2020 che, all’art.2, comma 1, lett. b recita:

Coronavirus, tutelare le persone più fragili

“E’ fatta espressa raccomandazione a tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, di cui all’allegato 1, lettera d)”.

Alto rischio di infettarsi col coronavirus

Questo permette ai lavoratori con fragilità di potersi assentare dal lavoro in modo tale da non correre il rischio, uscendo, di infettarsi con il CoVid-19.
E’ già capitato con altre persone, ad esempio con una che lavora in Rai: ho rilasciato un certificato che attesta la gravità delle patologie e, quindi, la necessità di restare al proprio domicilio fino al…

Perché il Municipio X nega il legittimo permesso?

Questa mattina – racconta la dottoressa – ho fatto lo stesso certificato ad un signore, che ha diverse reali gravi patologie, e lui ha chiesto al suo datore di lavoro, il Comune di Roma, di restare a casa, ai sensi di quanto sopra. Ma Il suo ufficio (a Ostia, X Municipio) ha negato il permesso e ha detto di parlare con l’ufficio del personale: ha sostenuto di non conoscere questa normativa e l’ha rimandato alla sede centrale, a Roma centro.

Le autorità non consentano soprusi

Il funzionario dell’ufficio del personale ha sua volta non conosceva la normativa e, quando la mia collega l’ha spiegata, ha continuato a negare la possibilità di assentarsi al mio paziente. Anzi, ha detto che doveva “prendersi” malattia (ma io non posso fare certificati falsi) o ferie. E ha aggiunto che, d’altra parte, anche lei, che ha a casa la figlia di 5 anni per la chiusura delle scuole, è costretta a prendere ferie. Ma è ovvio che le due cose non possono nemmeno paragonarsi. Lo ritengo un autentico sopruso e buono, ancora più grave in questa epoca di grave epidemia.