Alan Friedman, l’unico americano che ha trovato l’America in Italia

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Il gesto squallido con cui Alan Friedman ha scimmiottato Silvio Berlusconi su La7, pulendo la sedia su cui si era prima seduto Giuseppe Conte, si commenta da solo. Solo in Italia un personaggio del genere, fazioso, arrogante e supponente, poteva trovare tutto questo spazio. E tra l’altro era andato a presentare il suo ultimo libro, che poi gli avrebbe presentato Enrico Letta… Adesso il nuovo bersaglio della sinistra internazionale è Giuseppe Conte, a quanto pare, oltre che i soliti Salvini e Meloni, non c’è bisogno di dirlo. Non ci interessa qui confutare il pur vasto curriculum di Friedman, ma probabilmente il suo coup de theatre aveva solo lo scopo di far parlare di lui, dato che nessuno lo ascolta più. E per un cosiddetto opinion maker è un bel guaio.

Infatti prima la pandemia, e poi la guerra in Ucraina hanno silenziato per un po’ i chiacchieratori in servizio permanente effettivo come Friedman e altri. Esperti di ogni tipo, di medicina e ora di tattiche militari, lo hanno oscurato, e sembra che la cosa gli dispiaccia. Ormai è qualche anno che pontifica sulle nostre tv. Ma la nostra personalissima impressione è che dell’Italia non abbia capito nulla. Per questo, democraticamente, si è solo limitato ad andare dove c’è la maggioranza, seguendo le opinioni correnti. Ma soprattutto ci sembra che non abbia capito neanche nulla dell’America, dalla quale pure proviene. La vittoria di Donald Trump per lui e per quelli come lui deve essere stato un brutto colpo.

Per questo forse ha rivolto la sua rabbia contro la first lady Melania, commentando il discorso di saluto di Trump l’anno scorso. La chiamò “escort”, cosa per la quale giustamente non fu più chiamato alla Rai a insultare chi non la pensava come lui. Ma lui, poi, come la pensa? E’ uno dei soliti politicamente corretti, dem radical chic, fieramente nemico della destra e per questo coccolato dalla sinistra nostrana. Ma ne abbiamo già parlato troppo. Parafrasando il titolo di un suo libro, “Ascesa e caduta di Silvio Berlusconi”, ci limitiamo a ricordagli che non ci sembra che Berlusconi sia ancora caduto, mentre Friedman sì, e da tempo. E aggiungiamo: per fortuna o, a scelta, era ora.

Ora, sull’Ucraina, è diventato più realista del re: ha persino parlato in modo sprezzante di Franco Cardini, uno dei più grandi storici italiani e forse anche americani,  perché – secondo lui – aveva parlato di Lavrov “con ammirazione”. Peccato capitale, dalle parti di Friedman, avere una propria opinione divergente da quella della maggioranza. Perché è meglio che tutti si omologhino al pensiero dominante e più diffuso. La vita così è molto più facile…