Alessia Piperno e l’incubo Regeni. Il papà: “Non parlo di quello che è successo in carcere” (video)

alessia piperno

Alessia è provata psicologicamente, però non gli è stato torto un capello”: così Alberto Piperno, padre della ragazza tornata ieri dopo oltre quaranta giorni di prigionia in Iran, intervistato a Rainews24. “Una violenza psicologica ma non fisica”, ribadisce. “Noi non ci rendiamo conto in che Stato viviamo: l’Italia è un Paese fantastico”.

La giovane travel blogger “ora è a casa che si sta riprendendo”, spiega il padre. “Siamo stati fino alle 4 a parlare, adesso sta dormendo”. “Per ora non ha intenzione di ripartire”, assicura Piperno. “Magari qualche viaggetto un po’ più tranquillo”, altrimenti “non sarebbe Alessia”, dice. “Alessia ama viaggiare, ama il mondo. Ama la gente e non riusciva a capire perché era stata arrestata. Diceva: io non ho fatto niente. Non ha mai partecipato a manifestazioni – ribadisce il padre – anzi rifuggiva da queste cose. Lei è tutta un’altra persona”.

Alessia Piperno pensava di essere trasferita in un altro carcere

“Non è stata toccata, ma a livello psicologico è stata dura. Ma non mi va di parlare dei suoi racconti”, dice il padre. “Il carcere di Evin era proprio brutto, così ieri ho pensato che mi stessero trasferendo in un altro carcere. Ma non sapevo proprio dove mi stessero portando”. Così Alessia Piperno ha raccontato ai genitori gli ultimi istanti di detenzione, confermando che fino all’ultimo non ha saputo che la stessero liberando. “Era quasi contenta – dice il papà Alberto all’ANSA – che la portassero in un’altra prigione”. La trentenne è rimasta a parlare con i familiari fino alle 3.30 e al fratello David ha raccontato che nei 45 giorni in cella le compagne “cambiavano spesso. Ed era difficile comunicare con loro perché parlavano un’altra lingua”.

La travel blogger romana era sospettata di essere una spia

La giovane blogger romana arrestata a Teheran un mese e mezzo fa è atterrata ieri pomeriggio a Roma. “Quarantacinque giorni di carcere, bendata, accusata di essere una spia” scrive La Repubblica riferendo che “da giorni filtrava grande ottimismo, ma tutto è successo nelle ultime 48 ore con due contatti telefonici tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il suo omologo iraniano, Ami Adullahian. E poi la telefonata della premier Giorgia Meloni ai genitori di Alessia: ‘È con noi, sta rientrando’. La grande accelerata c’è stata negli ultimi due giorni ma il risultato è il frutto di un lavoro che è cominciato un mese e mezzo fa. E che ha avuto momenti di grande tensione. Alessia era stata arrestata con un’accusa non semplice per le leggi iraniane: era infatti indagata per aver partecipato ad alcune delle manifestazioni contro il governo e soprattutto di averle filmate. Quando infatti la polizia ha fatto irruzione nell’ostello dove la ragazza dormiva insieme con decine di altri europei, anch’essi arrestati, è stato sequestrato del materiale che aveva sui telefoni e sui computer. Si trattava del suo lavoro: Alessia è una travel blogger, era in Iran per raccontare quello che vedeva. Difficile però da spiegare ai governi di certi regimi, travolti dalle paranoie”. “Temevano che stesse lì per fare riprese per conto di qualcuno” spiega a Repubblica una fonte di Intelligence. “E per questo è stata portata nel carcere più duro, quello di Evin, riservato a chi è sospettato di spionaggio” ricorda il quotidiano dove la donna rischiava di affrontare un processo lunghissimo