D’Amato in fuga persino sul voto alle primarie del Pd (video)

D’Amato primarie

Indubbiamente coraggioso, Alessio D’Amato, per le primarie di quello che è il suo partito si esibisce in una modalità a metà esatta tra fuga e menefreghismo.

E sarebbe bello verificarne la reazione se Bonaccini o la Schlein, Cuperlo o la De Micheli, a domanda sulle regionali del Lazio rispondessero con la stessa nonchalance manifestata da lui sulla consultazione interna al Nazareno.

D’Amato se ne frega delle primarie

Nemmeno un augurio, neppure un auspicio. La trasparenza non è un obbligo – e nel caso di D’Amato del resto non è una gran novità – sulle primarie bocca cucita. Non si sa mai dovesse perdere qualcuno dei residui voti che gli rimangono nella sfida con Francesco Rocca e l’insidia della grillina Donatella Bianchi.

È andato a La7 – a Coffe Break – per la solita e praticamente inutile esibizione televisiva dove pensava di poter pronunciare le solite, scontate contumelie contro gli avversari, come fa frequentemente. Ma appena gli fanno una domanda su qualcosa che accade dal giorno dopo il voto, svicola, inciampa, barcolla. Che farà alle primarie, gli chiede anche in modo innocente il conduttore della trasmissione e lui vorrebbe stare in un’altra parte del mondo. Al punto di ostentare la propria indifferenza sul destino del partito che in fondo gli ha regalato un posto da consigliere regionale di opposizione con tanto di stipendio e benefit. Però per le regionali diceva di volerle… Diceva.

“Io non c’ero e se c’ero dormivo”

E dice qualcosa di incredibile per un politico (se fosse di una lista civica dovremmo scrivere cinica): “Ma guardi, io sono già fortemente impegnato, quel che mi sento di dire agli elettori è di votarmi”, con annessa risatina imbarazzante e imbarazzata. Cioè, lasciatemi perdere. E lo lasceremo perdere alle elezioni regionali, gli avrebbe potuto replicare il giornalista.

Si nasconde D’Amato, come se si trovasse di fronte ai giudici della Corte dei Conti, che ancora si chiedono quando restituirà i soldi che deve alla regione. “Io non c’ero e se c’ero dormivo” pare il suo slogan preferito. Il problema è che ad essere svegli sono gli elettori. Buon sonno, compagno.