Allarme annegamenti, in Italia sono 400 l’anno: gli anziani le principali vittime

Immergersi preferibilmente in acque sorvegliate e mai con il mare mosso, osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni di bagnini e personale di salvataggio. E ancora: educare i bambini all’acquaticità fin da piccoli, evitare di tuffarsi dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole, evitare tuffi da scogliere o in zone non protette. Sono questi i consigli dell’Istituto superiore di sanità (Iss) per prevenire gli annegamenti che in Italia sono 400 ogni anno, il 10% in acque di laghi e fiumi. Le principali cause – sempre secondo l’Iss – annegamento per malore improvviso (41%), correnti di ritorno (34%), non saper nuotare (18%), annegamento per caduta (3%) e sport acquatici (2,9%).
Gli anziani i più esposti agli annegamenti
Gli anziani sono tra le principali vittime: il 28% ha più di 80 anni – rimarcano dall’Istituto – il 42% ha tra i 70 e i 79 anni, il 17% tra i 60 e i 69 anni. Seguono le fasce di età tra i 40 e 59 anni (9%) mentre appena il 2% è rappresentato da coloro che hanno un’età compresa tra 20 e 39 anni. “Gli anziani sono i più esposti perché più a rischio malori – afferma all’Adnkronos Fulvio Ferrara, esperto dell’Osservatorio nazionale annegamenti, istituito dal ministero della Salute nel 2017 -. Stiamo parlando di soggetti più fragili, spesso affetti da una o più patologie, non nuotatori e per questo motivo il loro fisico si affatica. Non solo, negli anziani gli esiti post-salvataggio non sono gli stessi che vediamo nelle persone giovani, spesso sono esiti negativi anche dopo il ricovero in ospedale dove giungono ancora in vita”.

Insidie anche dalle acque interne
Le cronache solo degli ultimi giorni: una bambina di 11 anni trovata a 20 metri di profondità dopo la scomparsa mentre faceva il bagno nel lago di Como. Un ragazzo di vent’anni deceduto nel lago di Bolsena dopo un tuffo dal pedalò. Un bagno nelle acque dolci di laghi e fiumi può essere letale. Ma quali sono i pericoli e le insidie delle cosiddette acque interne? “I pericoli sono legati fondamentalmente a tre fattori: la formazione di mulinelli d’acqua e correnti per quanto riguarda i fiumi e gli improvvisi fondali alti nel caso dei laghi”. Lo evidenzia all’Adnkronos Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima). E aggiunge: “In alcuni casi ci può essere imperizia e avventatezza – spiega – ma spesso chi decide di fare il bagno lo fa senza conoscere bene lo specchio d’acqua o senza saper nuotare”.
Ecco le regole da osservare
Per questo motivo “è sempre bene seguire il buonsenso e alcune semplici regole: vietato uscire in acquascooter di notte – avverte Miani -. Il mezzo può finire in una secca o l’alta velocità provocare la caduta in acqua del passeggero. Risultato? Di notte, al buio, si va nel panico e non c’è nessuno a cui chiedere aiuto. Nel caso dei bambini, è bene che i genitori stiano accanto ai loro figli e usino anche con strumenti come braccioli, salvagenti, galleggianti e materassini. Il più delle volte, infatti, le vittime di annegamento nelle acque dolci sono i più piccoli che non hanno ancora imparato a nuotare”.
Se non si conosce il luogo dove voler fare il bagno o semplicemente godersi un po’ di refrigerio, “meglio prendere le giuste informazioni da chi vive sul posto – consiglia Miani – Quindi leggere i cartelli relativi alla balneazione ed eventuali divieti. Ovviamente, se non si ha dimestichezza con l’acqua – conclude – è fondamentale munirsi di salvagenti perché nell’acqua dolce si galleggia meno bene rispetto all’acqua di mare”.