Allarme dei Viminale: a Roma 53 moschee abusive dove si annida la radicalizzazione

moschea

Di fronte alla minaccia crescente del terrorismo di matrice islamica, il Viminale ha mappato le moschee abusive di Roma, “quei luoghi di culto nascosti tra seminterrati e garage dove si annida la radicalizzazione e in cui, mimetizzati tra i fedeli, si nascondono quei lupi solitari diventati troppe volte martiri della guerra santa”, si legge in un’inchiesta pubblicata da “Il Tempo”. Luoghi dove i musulmani pregano, “ma costantemente monitorati dalla nostra intelligence”. Al momento il censimento del Viminale ha certificato “l’esistenza di 53 moschee abusive, rispetto alle 30 censite dieci anni fa dall’Antiterrorismo, che in un dossier aveva rivelato come fossero almeno un centinaio le realtà di preghiera illegali da portare alla luce”.

Imam integralisti e predicatori di odio

“L’intensificazione dei controlli e le indagini sempre più stringenti, grazie alle relazioni investigative degli 007, hanno portato ora a raddoppiare il numero dei centri culturali censiti, puntando i riflettori sulla galassia, rimasta per anni nell’ombra, di imam integralisti e predicatori di odio, disposti a tutto pur di portare avanti quella missione contro l’Occidente infedele, tentando di inculcare nelle menti dei più giovani e delle seconde generazioni la dottrina fondamentalista del martirio al grido di Allah akbar”, dice il Tempo. L’allerta delle nostre forze dell’ordine è massima e “gli approfondimenti dell’Antiterrorismo sono proiettati a 360 gradi e includono lo scandaglio a raggi X del dark web, le intercettazioni e perfino il controllo dei testi nelle moschee abusive”.

La moschea di Centocelle ritenuta a rischio infiltrazione radicale

I 53 luoghi di culto della Capitale “in molti casi illegali, nonostante tollerati. Sono inoltre suddivisi in tre gradi sulla scala del rischio di radicalizzazione terroristica: nessun rischio, mediamente a rischio e rischio maggiore. Almeno la metà dei centri islamici mappati vengono costantemente tenuti sotto osservazione, perché considerati a medio e alto rischio. Dal minareto della Grande Moschea, un modello di integrazione, si passa infatti al seminterrato della Al-Huda di Centocelle, la seconda moschea romana ritenuta dall’intelligence a rischio infiltrazioni degli integralisti islamici.

La pericolosa moschea di Ostia

Fino ad arrivare alla sala di preghiera di Ostia, finita anni fa sotto i riflettori degli inquirenti per la figura dell’imam, ripreso dalle telecamere nascoste delle Iene mentre pronunciava un discorso pericoloso e non condannava moralmente gli attentati contro gli infedeli”. La propaganda jihadista, comunque, oggi monitorata: “oltre al monitoraggio dei soggetti più attenzionati e alle microspie nelle sale islamiche, la Questura attua anche una revisione dei testi religiosi, ossia quelli letti dagli imam durante la preghiera del venerdì. Ma solo dopo la traduzione e l’approvazione di un funzionario di polizia”.