Alluvioni, allarme rosso per Roma: ecco le zone a rischio

Nella Capitale il 9,1 per cento del territorio è a rischio alluvioni. Questo è abitato da 96.586 persone distribuite tra 11.388 edifici, con 9.650 imprese e 177 beni culturali. E’ quanto emerge da quinto forum Acqua di Legambiente.

Pericolo nel 9,1% del territorio

Calcolando tutti gli eventi estremi dal 2010 a oggi, la città in Italia più colpita in assoluto è Roma con 65 eventi. Secondo i dati Ispra Idrogeo inoltre, nella Capitale è a rischio alluvioni il 9,1 per cento del territorio, abitato da 96.586 persone tra 11.388 edifici, 9.650 imprese e 177 beni

I quartieri a rischio

I quartieri più a rischio sono: a sud-ovest Ostia, Acilia, Casal Palocco, Infernetto, Eur Torrino, Tor di Valle; a est Tiburtina e Prenestina; a nord Settebagni, Labaro, Salaria e Tiberina, centrali Villaggio Olimpico, Corso Francia, Via Guido Reni. “Roma è la città più colpita da eventi estremi legati all’acqua – spiega il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi -, ed è quindi da qui che bisognerebbe rispondere con più forza, con politiche di mitigazione delle conseguenze, con la messa in sicurezza di un’enorme porzione di territorio e con progetti di rinaturalizzazione e de-impermeabilizazione del suolo. Anche nella Capitale quindi – prosegue -, bisogna affrontare la crisi climatica mettendo assolutamente al centro le politiche di gestione corretta e salvaguardia della risorsa idrica”.

Le soluzioni

“Evitare gli sprechi e ottimizzare i consumi così da prepararci a siccità che sono sempre più lunghe e più frequenti – spiegano da Legambiente – e realizzare le opere di mitigazione degli impatti climatici estremi e quelle per affrontare il dissesto idrogeologico. Poi, garantire la qualità della principale delle risorse, sempre più preziosa, affrontando maladepurazione e abusivismo fognario. Infine fermare il consumo di suolo così come scellerate proposte normative regionali, con le quali si vorrebbero rendere abitabili garage e scantinati invece di puntare a fermare il consumo di suolo e avviare grandi pratiche di deimpermeabilizzazione e rinaturalizzazione dei territori”.