Angela Magnotta la maestra di Pomezia morta a 45 anni: “Mia moglie era sana, il vaccino Astrazeneca l’ha uccisa”. Dopo 4 anni arriva la verità

“Aveva solo 45 anni, stava benissimo, non aveva patologie. Dopo la seconda dose di AstraZeneca, in pochi giorni è morta. Ora, finalmente, sappiamo perché”.
Danilo Pulcini parla con una calma che pesa come un macigno. La sua voce, rotta dal dolore e dalla rabbia, racconta una verità agghiacciante: a quattro anni dalla morte della moglie Angela Marotta, la maestra di appena 45 anni di Pomezia, una commissione medica dello Stato ha dato una chiara risposta ai suoi dubbi, confermando che a ucciderla è stata proprio una sindrome tromboembolica diffusa del distretto arterioso. E, come spiega l’uomo con il suo legale Daniele Autieri, la trombosi le è venuta dopo aver fatto quel vaccino anti-Covid che avrebbe invece dovuto proteggerla.
Quella che segue è una storia che mescola dolore, attese estenuanti e una battaglia per la verità. Una battaglia che ora, almeno in parte, ha trovato risposta.

Angela Magnotta: maestra amata, una madre sana, una vita spazzata via
Angela Magnotta era una donna piena di vita, conosciuta e stimata a Pomezia, dove insegnava con passione alla scuola dell’infanzia “7 Nani”. Tre figli – di cui il più piccolo all’epoca aveva solo 3 anni – un marito innamorato, uno stile di vita sano e una salute di ferro, certificata anche dal medico di base. Ma nel 2021, quando la pandemia da Covid arriva a stravolgere la vita di tutti, Angela – come tanti altri insegnanti – viene obbligata alla vaccinazione. Il 24 marzo riceve la prima dose del vaccino Vaxzevria di AstraZeneca. La seconda le viene somministrata il 10 giugno, proprio mentre si scatenava il dibattito pubblico sui rischi legati alla coagulazione del sangue nelle donne sotto i 60 anni. Angela rientrava proprio in quella categoria. Ma per lei l’allarme è arrivato troppo tardi.
“Mia moglie non doveva morire. Era sana, era giovane, era felice. La seconda dose di vaccino l’ha distrutta in pochi giorni”, dice Danilo. Ora, oltre a crescere da solo i suoi figli, l’uomo vuole solo una cosa: giustizia. Perché dietro i numeri e le statistiche, ci sono vite vere. E la vita di Angela, come quella di tante altre donne, è stata spezzata da un meccanismo troppo lento nell’agire, troppo cieco davanti agli allarmi.
Il risultati dell’autopsia
“Da subito abbiamo raccolto ogni documento medico e testimoniato la straordinaria mancanza di preesistenti patologie nella signora Magnotta. Il Dipartimento Militare di Medicina Legale di Roma, dopo aver esaminato attentamente l’autopsia e tutte le cartelle cliniche, ha riconosciuto il “nesso causale tra la somministrazione del vaccino Vaxzevria e lo sviluppo della sindrome tromboembolica diffusa“nesso di causa tra vaccinazione anti Sars Cov 2 con prodotto Astrazeneca e il successivo sviluppo di una sindrome tromboembolica diffusa“. Questo parere non è un semplice pronunciamento tecnico, ma la risposta concreta a quattro anni di oscurità per una famiglia che meritava di sapere la verità. Adesso con il riconoscimento dei benefici previsti dalla Legge 210/92, gli eredi potranno accedere alle tutele che lo Stato garantisce ai suoi cittadini vittime di danni da vaccino.
Le responsabilità
Dopo il parere favorevole della Commissione Militare, che ha riconosciuto i benefici della Legge 210/92 per i familiari della vittima, la famiglia ha deciso di agire anche in sede civile. L’azione legale è stata avviata contro la casa farmaceutica AstraZeneca, accusata di aver prodotto un vaccino pericoloso e di non aver fatto abbastanza per tutelare i soggetti a rischio, nonostante gli allarmi già noti all’epoca.
Secondo l’avvocato Autieri, si configura una responsabilità extracontrattuale ai sensi dell’art. 2050 del codice civile. L’azienda, afferma, avrebbe dovuto sospendere la somministrazione a donne under 60 dopo le numerose segnalazioni di eventi trombotici e la pubblicazione dello studio scientifico sulla VITT (Trombocitopenia trombotica indotta da vaccino) sul New England Journal of Medicine.
L’accusa: “La scienza sapeva”
La Commissione Tecnico Scientifica dell’AIFA sapeva che il vaccino poteva avere effetti avversi gravi, soprattutto nelle donne sotto i 60 anni. Lo studio citato anche dalla Commissione Medica Militare di Roma metteva in guardia da eventi trombotici rari ma gravi, come quelli registrati in casi eclatanti, tra cui quello della 18enne Camilla Canepa, morta proprio il giorno prima della seconda dose di Angela.
Eppure, il Ministero della Salute raccomandò di non somministrare più AstraZeneca a donne under 60 solo l’11 giugno 2021, un giorno dopo l’iniezione fatale per Angela.