Anziani deceduti nelle Rsa, lettera aperta del Comitato delle famiglie. Ora vogliamo giustizia

Il comitato nazionale delle famiglie degli anziani deceduti per covid nelle Rsa dall’inizio della pandemia ha scritto un comunicato. Una sorta di appello, una lettera aperta. Che l’Anchise (comitato nazionale famiglie Rsa – Rsd  – sanità) ha girato a 7Colli, e che volentieri pubblichiamo. Si tratta di una grande questione nazionale, con eventuali profili di responsabilità che dovranno essere ancora chiariti. Ma soprattutto di uno sfogo comprensibile. Da parte di chi specie nella prima ondata della pandemia, ha perso traccia dei propri cari più anziani. Salvo poi ritrovarsi a non averli più con se’. Le morti di covid in queste strutture supererebbero le 9 mila, e anche nel Lazio specie nel periodo da marzo ad aprile scorso i dati furono pesantissimi. Ecco perché la richiesta di fare piena luce su quanto accaduto non può e non deve essere ignorata.

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L’Anchise (famiglie anziani deceduti in Rsa), vogliamo risposte e giustizia. Italia unico Paese che non fornisce dati

“Un anno fa, abbiamo assistito impotenti, scioccati e con il cuore in gola, alla più grande catastrofe che ha visto coinvolti gli anziani più fragili. Quelli che l’Italia l’hanno fatta, sorretta e mandata avanti con le loro fatiche, ci lasciavano. Immagini di camion militari che trasportavano bare ai forni crematori, deprivati dei propri nomi, ridotti a numeri. Senza un fiore e senza il diritto al saluto finale. Colonne di ambulanze che trasferivano nella notte anziani spaventati colpiti dal virus, infettati nelle strutture RSA. Come dimenticheremo? Come dimenticheremo le immagini dei pasti lasciati sui davanzali mentre dentro i nostri cari erano stati abbandonati? Come potremo perdonare? Come restituiremo loro giustizia e verità?” Così inizia il comunicato di Anchise, il Comitato delle famiglie degli anziani vittime del covid. E deceduti mentre erano ricoverati nelle RSA. Con l’atroce dubbio che qualcosa in più si potesse fare. E che delle vite innocenti forse potessero essere salvate.

I più fragili lasciati soli

“Dopo un anno apprendiamo che nulla è stato fatto. Per evitare che il costo della pandemia continui ad essere pagato sulla pelle delle persone più fragili”. Prosegue così la lettera dell’Anchise. Che rappresenta le famiglie degli anziani morti di covid nelle residenze sanitarie assistite. “Dobbiamo ricordarlo che erano persone, che sono persone già penalizzate per gravi patologie. E costrette a dover vivere nelle strutture. Anziani e non, ragazzi diversamente abili. Con disfunzioni e malattie invalidanti, colpiti da un destino già amaro. Sono i ‘figli di un Dio minore’.  Prima della pandemia da Sars Covid19, all’interno di queste strutture, se pur da sempre con molte criticità, i nostri familiari hanno trovato anche protezione. Sono stati curati. Potendo continuare la loro vita sostenuti e con progetti di mantenimento e miglioramento cognitivo e psicomotorio. Tutto questo senza doversi privare della cosa più importante e base della motivazione. Che  è l’amore, la relazione”.
Ma poi tutto è cambiato. “Decine di migliaia dei ricoverati nelle strutture sono stati contagiati. Nonostante le dure condizioni di isolamento a cui sono stati costretti nel corso di questo anno per “proteggerli”. Protezione solo dai loro cari!” Questa la riflessione amara contenuta nel comunicato. Ed ecco le conclusioni.

Il 30% delle vittime anziani delle Rsa

“Da una stima risulta che oltre il 30% dei morti in Italia (ad oggi quasi 100.000) sono avvenute all’interno delle strutture per anziani e disabili. Appunto RSA, RSD e CRA. Purtroppo il numero potrebbe addirittura essere maggiore rispetto alla rilevazione. In quanto l’Italia rappresenta uno dei pochi paesi al mondo dove non vengono forniti dati dagli organismi preposti. E tantomeno dal Ministero della Salute. Questo è un atto gravissimo perché non consente di capire la portata del dramma che si sta verificando all’interno delle sopracitate strutture. Una cosa è certa e deve essere affrontata una volta per tutte. Quanto è accaduto e sta accadendo rivela l’inadeguatezza del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Evidenzia le criticità legate ai regimi privatistici che mirano al profitto e al becero risparmio. Con tagli continui alla Sanità pubblica, tagli irresponsabili sulla pelle delle persone”. L’Anchise si è già mobilitata il 13 novembre sotto il Ministero della Salute. E il 6 gennaio ha scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica. Per una battaglia di giustizia che le famiglie vogliono portare fino in fondo. Innanzi tutto per il rispetto della memoria dei loro cari.

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