Anzio, botte in ospedale: paziente perde la testa e manda il portiere… al pronto soccorso

È bastato poco per far saltare la pazienza… al paziente. E, ancora una volta, l’ospedale di Anzio si è trasformato in un ring. È successo sabato mattina, quando un uomo ha aggredito il portiere all’ingresso del presidio Faina, facendo precipitare una banale discussione in una scena surreale.
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L’aggressione al presidio Faina
Tutto è iniziato per un disguido insignificante, una divergenza da nulla. Ma in pochi minuti il caos si è scatenato: l’uomo, fuori di sé, ha cominciato a colpire il portiere con violenza, tra urla e insulti. Un collega, accorso in aiuto, ha cercato di difenderlo, ma ha finito per essere picchiato anche lui, con pugni al volto e colpi alla testa.
Alcuni utenti, testimoni della scena, sono intervenuti insieme a un dipendente del CUP, riuscendo a bloccare l’aggressore fino all’arrivo della polizia di Stato, che lo ha fermato. Il portiere, 50 anni, è stato soccorso e medicato: ha riportato la frattura di alcune falangi e una prognosi di 20 giorni. Il collega, invece, ne avrà per 5 giorni.
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Le gravi criticità sulla sicurezza
Dietro questa ennesima aggressione si nasconde un problema più ampio. “Questo episodio mette in luce le gravi criticità nella gestione del servizio di portierato, non certo l’impegno del personale, che ogni giorno lavora con professionalità in condizioni al limite”, denunciano i lavoratori.
La postazione del portiere non sarebbe a norma: manca un box chiuso, un banco adeguato e l’altezza regolamentare. Peggio ancora, la sicurezza è praticamente inesistente. Il portiere resta esposto al contatto diretto con gli utenti, dai 400 ai 600 al giorno, e deve gestire da solo l’intero flusso, senza alcun tipo di supporto o protezione.
“Una situazione nota e mai risolta”
A rendere tutto più grave è il silenzio della direzione sanitaria. “Nonostante le numerose segnalazioni e richieste d’intervento, non è mai stato fatto nulla. L’episodio di sabato purtroppo era prevedibile ed evitabile”, concludono i lavoratori.
Ora il personale chiede interventi immediati: più sicurezza, almeno due operatori per turno e una postazione conforme alle norme di legge. Perché l’ospedale, ricordano amaramente, “dovrebbe essere un luogo di cura, non di paura”.
