Aprilia, operazione “Assedio”: sorveglianza speciale per due presunti capi clan

Si stringe la morsa dello Stato attorno ad un presunto sodalizio attivo nel territorio di Aprilia. La Polizia di Stato di Latina ha avanzato e ottenuto l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nei confronti di due soggetti indagati nell’ambito dell’operazione “Assedio”, condotta nei mesi scorsi dai Carabinieri. L’operazione aveva già portato all’arresto di numerosi individui ritenuti parte di un’organizzazione criminale di stampo mafioso radicata nell’area pontina. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Specializzata Misure di Prevenzione, conferma la pericolosità sociale dei due indagati, entrambi ritenuti figure apicali dell’associazione. Per loro è stata disposta la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno: 4 anni per uno, 3 per l’altro.
I profili dei destinatari
Secondo quanto emerso dalle indagini, i due uomini avrebbero ricoperto ruoli chiave nell’organizzazione. Uno dei due avrebbe assunto la reggenza del clan nei periodi di assenza del capo, coordinando le attività illecite e fungendo da riferimento per gli altri affiliati. L’altro, invece, avrebbe garantito un supporto operativo costante, contribuendo alla commissione dei cosiddetti “reati fine” dell’associazione, tra cui estorsioni, traffico di droga e usura. Entrambi si sarebbero distinti per l’elevato grado di affidabilità criminale, tanto da poter interloquire direttamente con rappresentanti di altri clan, anche appartenenti alle cosiddette “mafie storiche” italiane. Un dettaglio che conferma, secondo gli inquirenti, la pericolosità del gruppo e la sua rete di relazioni a livello nazionale.

Sorveglianza speciale
L’applicazione della sorveglianza speciale rappresenta una delle misure più incisive del codice Antimafia per il contrasto alla criminalità organizzata. Non si tratta di una condanna penale, ma di una misura di prevenzione personale che limita la libertà dei soggetti ritenuti socialmente pericolosi, anche in assenza di una sentenza definitiva di condanna. Nel caso dei due indagati, il Tribunale ha ritenuto sussistenti gli elementi necessari a giustificare la misura: precedenti penali, elementi indiziari gravi e una rete relazionale di natura criminale. Il provvedimento impone, tra le altre cose, l’obbligo di non allontanarsi dal comune di residenza, di non frequentare pregiudicati e di rispettare precisi orari di rientro e permanenza in casa.
L’operazione ‘Assedio’ e l’infiltrazione mafiosa nel Lazio
L’inchiesta “Assedio”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha rappresentato uno dei momenti più significativi del contrasto alle mafie nel Lazio. L’operazione ha portato alla luce una struttura criminale ben organizzata, con una gerarchia interna definita, interessi economici diversificati e una forte capacità intimidatoria sul territorio di Aprilia e dintorni. Un’ulteriore conferma della penetrazione della criminalità mafiosa nella provincia di Latina, da anni ormai al centro delle attenzioni della magistratura e delle forze dell’ordine per la presenza di clan locali e la coesistenza con realtà criminali importate da altre regioni.
Chiaro segnale di fermezza
Con l’applicazione delle misure di prevenzione, lo Stato intende lanciare un chiaro segnale di fermezza: contrastare la criminalità non solo sul piano penale, ma anche su quello della prevenzione e del controllo sociale. L’obiettivo è isolare le figure pericolose, impedendo loro di proseguire nella gestione delle attività criminali e di continuare a esercitare un’influenza sul territorio. La provincia di Latina, e in particolare l’area di Aprilia, resta una zona sensibile sotto il profilo della sicurezza, dove i fenomeni mafiosi richiedono interventi costanti e coordinati tra magistratura, forze dell’ordine e istituzioni locali. L’operazione “Assedio” e i recenti provvedimenti di sorveglianza speciale sono tasselli fondamentali nella costruzione di un sistema di legalità più solido e duraturo.